Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

martedì 1 marzo 2011

LETTERA APERTA AL SINDACO DI MARNATE PER "VIA ALMIRANTE/RAMELLI"

“…per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio…”


Già nei Promessi Sposi, vicenda di 400 anni fa, Manzoni descrive la protervia con cui i prepotenti cercano con minacce di impedire azioni a loro non gradite. Ma oggi, a Marnate, di cosa ci meravigliamo?
Questa è l’Italia in cui, negli anni di piombo, i morti della Destra non avevano lo stesso valore dei morti di sinistra. Questa è l’Italia dei ragazzi del Fronte della Gioventù presi a sprangate solo perché affiggevano manifesti o distribuivano volantini. Questa è l’Italia dei fratelli Mattei, giovani ragazzi arsi vivi nella loro abitazione romana perché il loro padre era il Segretario di una piccola sezione del MSI.
Questa è l’Italia di Sergio Ramelli, studente milanese ucciso sotto casa il 29 aprile del 1975 da un commando comunista, con un colpo di chiave inglese sulla testa. Giovane liceale che si era permesso di scrivere in un tema che le Brigate Rosse erano di sinistra: condannato dalla stessa indifferenza dei suoi professori, ucciso una seconda volta dalla vergognosa e pavida decisione di uno Stato imbelle che negò ai suoi cari i funerali, perché avrebbero “turbato l’ordine pubblico”.

Questa è l’Italia dove uno scrittore e giornalista orgogliosamente di sinistra, ma intellettualmente onesto come Giampaolo Pansa, viene minacciato di morte e cacciato dal palco per avere riconosciuto in un libro gli orrendi crimini della sinistra nell’immediato dopoguerra. Questa è l’Italia dove l’Assessore Pisani – un giovane buono e generoso, geneticamente incapace di voler male a chicchessia – riceve una mail ed una lettera anonima in cui, con vecchi e stantii slogan antifascisti, viene minacciato di morte solo per aver chiesto l’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante. Questa è l’Italia in cui un Sindaco, ricevendo una manciata di mail contrarie alla medesima decisione (quasi tutte inviate dallo stesso computer…), si spaventa e, per accontentare una sparuta minoranza intollerante, preferirebbe scontentare la stragrande maggioranza dei suoi elettori.

Pensaci Sindaco, Giorgio Almirante insegnava ai suoi “non odiate”.
Loro odiano.
Odiano perché orfani della loro ideologia sconfitta dalla Storia.
Odiano perché costretti dalla mancanza di idee all’intolleranza.
Odiano perché l’odio è l’unica ragione che riesce a unirli.
Pensaci Sindaco, cedere all’intolleranza è sempre una sconfitta.

Diversamente da loro, noi non vogliamo dividere. Noi vogliamo che sia finalmente superata la divisione sanguinosa e dolorosa di una Storia ormai lontana. Per questo riteniamo giusto intitolare una via ad Almirante. In un Paese dove già esistono via Gramsci e via Togliatti. Almirante insegnava “avversari politici, non nemici”. Io ti conosco bene, Sindaco, so quanto sei oggi turbato. Voglio allora aiutarti con un suggerimento. Proponi alla tua Giunta una modifica. Chiamatela VIA SERGIO RAMELLI.

Almirante ne sarà contento, avrà vinto. Uno dei suoi ragazzi tornerà a vivere nella memoria di chi con lui ha fatto politica ed è sopravvissuto alla follia di quegli anni maledetti: ragazzi ora uomini che potranno aiutare i giovani di oggi a ricordare, per far sì che quella violenza non torni mai più.
Piuttosto che vedere un cartello VIA ALMIRANTE, continuamente oltraggiato e danneggiato dall’intolleranza violenta di chi non vuole accettare il confronto civile e pacifico, preferisco vedere un cartello che ricordi il sacrificio di Sergio e pensare, dentro di me, con un sorriso: “via Ramelli, già via Almirante…” (perché per pochi, ma significativi giorni, comunque lo sarà stata)

Marco Airaghi - Presidente provinciale Destra del Popolo Varese

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