Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

mercoledì 22 maggio 2013

DOMINIQUE VENNER: IL SACRIFICO NEL NOME DELLA CIVILTA'

A 78 anni ci si può togliere la vita per un'Idea? Spesso negli ambienti di destra si dice e si ripete che i giovani sono coloro che veramente possono attuare i cambiamenti, le iniziative militanti, financo le rivoluzioni, e la frase di Berto Ricci che campeggia nel nostro blog (nei momenti felici di una nazione la gioventù prende esempio ,nei momenti difficili lo da)ne è un esempio. Lungi da noi dal pensare il contrario, un signore francese di 78 anni ci ha dimostrato però che anche chi non è più giovane anagraficamente può essere di esempio nei momenti difficili della propria Nazione. Il gesto estremo compiuto da Dominique Venner vuole scuotere sopratutto i giovani dal torpore in cui dormono sonni sereni, spesso a causa di una società che di certo non contribuisce molto a svegliarti e anzi, fa di tutto per anestetizzarti: nasci, consuma, divertiti, muori.

Grande storico francese con centinaia di pubblicazioni all'attivo e grandi approfondimenti sulla storia francese e sul marxismo, è stato un intellettuale molto attivo politicamente durante la sua vita: volontario durante la guerra franco-algerina, militante politico di movimenti nazionalisti tra i quali recentemente il Front National e ultimamente molto vicino ai comitati francesi in difesa della famiglia naturale, Venner ha deciso ieri di farsi da parte nella lotta ideale per il rispetto della Tradizione europea, della Vita e contro il relativismo culturale del quale l'Unione Europea è la massima esponente. Non si è messo in pantofole in salotto ad aspettare che i giovani raccogliessero il suo testimone, ma ha deciso di farsi da parte da protagonista, e con un gesto ecclatante, sparandosi in bocca all'interno della cattedrale di Notre Dame, simbolo del suo paese, la Francia, dove la questione identitaria è molto sentita dalla popolazione. Un intellettuale atipico diremmo, abituati come siamo in Italia ai nostri cervelloni che lanciano moniti sulle pagine di Repubblica e Corriere contro omofobia, razzismo, berlusconiscmo, fascismo, e difendono i cari ragazzi dei centri sociali, difendono le Femen, difendono i no tav e l'Unione Europea, in un crescendo di relativismo culturale che vorrebbe eliminare qualsiasi nostro punto fermo e ogni traccia della tradizione e della identità del popolo italiano ed europeo.

Un tempo Yukio Mishima, in Giappone, si dava la morte con l'antico rito del Seppuku, squarciandosi la pancia con una lama da samurai esattamente come voleva la sua tradizione nazionale e spirituale giapponese, insidiata dal consumismo occidentale, per denunciare proprio l'uccisione del tessuto tradizionale del sol levante nel nome della modernità senza valori. Jan Palach ed Alain Escoffier si diedero fuoco in Cecoslovacchia e in Francia per protestare contro il comunismo che soffocava le libertà dei popoli distruggendo le loro tradizioni e le loro istituzioni nel nome del supremo potere rosso. Oggi, nel 2013, dove le nazioni europee (e in Francia questa situazione è ancora più evidente) e il pensiero culturale europeo sono minacciati dal relativismo impostoci dall'Unione Europea e da altri organismi sovranazionali (Onu, BCE ecc), Venner si suicida per far riflettere noi giovani, per farci aprire gli occhi dinanzi ad una società che ci vuole tutti uguali, che vuole che i popoli perdano le loro peculiarità mescolandosi senza criterio, che vuole annientare la comunità locale e nazionale per sostituirle con organizzazioni sovranazionali comandate da persone non elette (come è l'UE), che vuole che il nucleo fondamentale della nostra civiltà, la famiglia, sia sconvolta dal fondamento che la vuole costituita da un uomo e una donna che diano la vita ai loro figli, nel nome dell'uguaglianza tra orientamenti sessuali.

Qui pubblichiamo la traduzione della lettera che Dominique Venner ha lasciato prima di uccidersi.

Le ragioni di una morte volontaria

Io sono sano di corpo e di spirito e ricolmo d’amore per mia moglie e i miei figli. Amo la vita e non mi aspetto nulla dall’al di là, se non la perpetuazione della mia razza e del mio spirito. Tuttavia, giunto al crepuscolo della mia esistenza, posto di fronte agli immensi rischi che sta correndo la mia patria francese ed europea, io mi sento in dovere di agire, fintanto che ne ho ancora la forza.

Ritengo necessario sacrificarmi al fine di interrompere il letargo che ci opprime e offro ciò che resta della mia vita per un atto che intende esprimere una volontà di protesta e di fondazione. Ho scelto un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre-Dame de Paris, che io rispetto ed ammiro: essa fu edificata dal genio dei miei antenati su di un suolo dove un tempo vennero celebrati culti più antichi, che richiamano alle nostre radici primordiali. Oggi che tanti uomini sono divenuti schiavi della loro vita, il mio gesto intende incarnare l’espressione di un’etica della volontà. Io mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze assopite.

Io insorgo contro la fatalità. Io insorgo contro le perversioni dell’anima e i desideri individuali ormai incontrollabili che stanno distruggendo i nostri ancoraggi identitari e soprattutto la famiglia, intimo fondamento della nostra civiltà plurimillenaria. E siccome io difendo l’identità di tutti i popoli, insorgo anche contro quegli atteggiamenti criminali che mirano ad estinguere il nostro popolo.

Il pensiero dominante non riesce ad uscire dalle sue ambiguità tossiche: esso appartiene al fondo dell’anima degli europei ed occorre tirarne le conseguenze. Noi siamo privi di una religione identitaria alla quale aggrapparci, ma possediamo, da Omero in poi, una nostra specifica memoria storica, tesoro di tutti quei valori sui quali noi possiamo fondare la nostra rinascita, rompendo con la metafisica dell’illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne.

Io domando perdono in anticipo a tutti coloro che soffriranno per la mia morte, e soprattutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei amici e sodali. Ma, una volta superato lo choc provocato dal dolore, io non ho dubbi che gli uni e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e trascenderanno la loro sofferenza in fierezza. Io voglio sostenere coloro che si sforzano di durare. Essi troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto.