Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

mercoledì 10 ottobre 2012

Le PUSSY RIOT: la degenerazione di un secolo

“Non si possono minare le fondamenta morali della Russia né si può distruggere il Paese: altrimenti cosa ci resterebbe?” Vladimir Putin sul caso delle Pussy Riot

Lunedì, il giornale francese “Le Monde” dedicava testardamente un ennesimo articolo alle “gesta eroiche” delle Pussy Riot (“Rivolta della Fica”). L’ennesimo articolo insipido in difesa della “preghiera anti Putin” fatta all’interno della cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca; un ennesimo articolo in difesa di quelle tre povere ragazze divorate “dall’orco” Vladimir Putin; un ennesimo articolo in difesa di un certo tipo di “libertà di espressione”.

Fino allo sfinimento, le grandi testate giornalistiche continueranno a criticare una decisione percepita come “assurda” nel mondo occidentale: decisione che, se analizzata un attimo e a sangue freddo, non sembra poi così esagerata. Cerchiamo quindi di capire e di smontare il mito delle “Rivolta della Fica”. La condanna emessa dal tribunale di Mosca è chiara: due anni di carcere e di lavori, con l’accusa di vandalismo fomentato da odio religioso. Di vandalismo ce n’è stato, e di odio religioso pure: l’accusa in sé regge. La condanna poteva arrivare fino a sette anni, e anche se tutte le previsioni davano almeno tre anni di carcere, alla fine le tre ragazze hanno preso solo due anni. L’atto in sé, era scandaloso: una preghiera politica contenente blasfemi (“Putin è la merda del Signore” dixit oppure “Madre di Dio diventa femminista” dixit) cantata in chiesa avrebbe fatto scattare l’arresto in qualsiasi paese del mondo. Su questo non c’è nessun dubbio. L’odio contro la religione è chiarissimo. Non è un caso che un altro gruppo di sedicenti attiviste femministe, FEMEN, che ha come caratteristica principale quella di mostrare il proprio corpo nudo (?!?) durante qualsiasi azione, dopo la condanna delle loro sorelle ha tagliato una croce di legno posta in memoria delle vittime dello stalinismo ="http://www.youtube.com/watch?v=RifhGKaDEt).

L’ipocrisia maggiore consiste a dire che nei nostri paesi, non sarebbe scattata la condanna: prendiamo come esempio gli Stati Uniti (i più critici verso il verdetto sulle Pussy Riot). Pensate veramente che, se un gruppo di ragazzi si fosse addentrato in una chiesa del sud – est americano, anzi meglio ancora in una sinagoga nel centro di Manhattan, requisendo l’altare, gridando come dei forsennati, disturbando i credenti, insultando con l’atto e con le parole personaggi politici (come Obama o Netanyahu), sarebbe ancora in vita per raccontarlo? Non possiamo esserne tanto sicuri. Proprio in quel periodo, girava la notizia di un poveraccio atterrato da tre colpi di pistola a Time Square, sotto gli occhi di tutti, perché aveva rubato una sciocchezza nel supermercato vicino. Idem con il movimento Occupy che ha sofferto calci e botte per essersi appropriato di spazi pubblici “senza permesso”, e che conta alcuni attivisti “comodamente” installati in carceri americane… Come si permettono gli Stati Uniti di criticare le faccende altrui quando la situazione a casa loro non è limpida? Come si permette Hillary Clinton, di criticare il giudizio di un tribunale russo?

Ricordiamoci che lo stesso giorno in cui è comparso il verdetto del tribunale di Mosca, la Gran Bretagna (sotto ordini americani) chiedeva l’arresto coatto di Julian Assange e minacciava democraticamente l’ambasciata dell’Ecuador di una possibile introduzione manu militari per catturare il fondatore di Wikileaks, contravvenendo senza scrupolo alcuno alla regole dell’extraterritorialità delle ambasciate straniere. Eppure, il mondo pensava alle Pussy Riot… quanta ipocrisia. Vi è un altro fatto interessante: le “Rivolta della Fica”, considerate come “artiste sui generis”, di artistico hanno poco o nulla. Nel passato recente, il gruppo organizzò altre azioni trash a dir poco rivoltanti. Il gruppo sedicente anarchico “Voina”, di cui le tre ragazze condannate fanno tutte parte, organizzò orge sessuali in luoghi pubblici famoso il caso del museo delle scienze, e altre azioni deplorevoli (celebre anche il “pollo nella vagina”, http://www.youtube.com/watch?v=vGk5L1bjoTw"). Non è la prima volta che queste ragazze compiono azioni contro Putin, ergo Putin le lasciò andare più volte (anche nel caso dell’orgia pubblica) senza troppi problemi.

Qui è diverso, la libertà di manifestare di alcune sbandate ha calpestato la libertà di culto di altri, e si sa: la libertà degli uni finisce quando la libertà degli altri comincia. Comunque sia, delle pazze scatenate di questo calibro sarebbero isolate nelle nostre società, eppure quando si tratta di attaccare i nemici di sempre (in questo caso la Russia di Putin) che guarda caso hanno ricominciato a giocare un ruolo attivo nello scacchiere internazionale (ad esempio nella partita siriana), delle degenerate diventano il simbolo della libertà del mondo. La verità è di ben’altro tipo: le Pussy Riot sono un semplice strumento per criticare, aggredire, e intimidire la Russia di Putin. Quando, infatti, si cerca più a fondo, si trovano dettagli interessanti che non appaiono sulle grandi testate mainstream. In un’altra apparizione, le “Rivolta della Fica” brandirono una bandiera dell’OTPOR, organizzazione finanziata dalla Freedom House (fondata da James Woolsey, ex – direttore della CIA) e dalla Open Society Institute (fondata da George Soros…). Ed ecco che l’inciucio è svelato: l’OTPOR (che controlla anche il collettivo nudista FEMEN), è una di quelle organizzazioni che hanno partecipato al colpo di stato contro Chavez, alla caduta della Serbia di Milosevic, e a tante altre azioni politiche etero dirette. Insomma, un’organizzazione di regime.

fonte: di Roberto Saverio Caponera http://www.lintellettualedissidente.it/le-pussy-riot-la-degenerazione-di-un-secolo/