Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

martedì 8 marzo 2011

8 MARZO: quale festa per le donne?


Escort, veline e queste moderne femministe sono tutte figlie della stessa cultura

Come ogni anno, l'8 marzo risveglia nelle donne gli antichi fermenti del femminismo sessantottino. Alcune sono ancora intente a trovare la loro liberazione sessuale dentro un locale di striptease maschile, mentre le altre, quelle apparentemente più fedeli ai dettami del '68, scendono in piazza per denunciare, oggi come ieri, la supremazia maschile sulle donne, continuando la loro opera di informazione femminista dai giornali e dai luoghi di potere. Gli slogan e le rivendicazioni sono lo stesse di quarant'anni fa. L'evoluzione sociale e la condizione femminile sembrano essersi fermate a quegli anni.

Per queste post-femministe la società è ancora specchio delle gerarchie maschiliste, che soffocano la libertà delle donne, attraverso pregiudizi, tabù e famiglia. L'unica cosa che, però, sembra essere cambiata, oltre all'età di queste non più giovanissime manifestanti, è la sostanza dei loro slogan, il background del loro slancio ideale. Se, infatti, ancora oggi, queste donne gridano che la loro rivalsa può essere raggiunta solo attraverso la liberazione sessuale, essa adesso veste nuovi panni. Non è più quella liberazione sessuale, trasformatasi inevitabilmente in disponibilità sessuale. Le femministe si sono oggi riscoperte moraliste. Un buon numero, infatti, di quelle ragazze che dicevano nel loro manifesto di Rivolta femminile di “accogliere la sessualità in ogni sua forma” e teorizzavano l'amore libero, oggi hanno raggiunto altissimi posti di potere ed invece di portare la “fantasia al potere”, vi hanno portato un moralismo tanto ipocrita quanto contraddittorio.

Troviamo oggi tutte queste femministe pronte ad accusare di immoralità certe donne e puntare il dito verso atteggiamenti “moralmente sconvenienti”. Vengono gettate alla gogna quelle ragazze che vendono il loro corpo a uomini potenti, quelle ragazze che decidono coscientemente di mettere in mostra il loro corpo e lavorare grazie ad esso.

Ieri le mogli e le madri, oggi escort, veline e vallette varie diventano l'obiettivo primario contro cui si scagliano queste post-femministe, solo oggi pronte a criticare quel mercimonio del corpo femminile, che loro stesse hanno creato ed incentivato.

Tutte queste donne sembrano aver dimenticato le loro lotte condotte in piazza, dimenticano di avere a lungo professato un tipo di sessualità finalizzato all'esclusivo soddisfacimento dei bisogni fisici, un amore consumistico, usa e getta, privo di qualsiasi implicazione sentimentale, dimenticano di aver portato avanti lotte per la depenalizzazione dell'aborto, visto come un mezzo per poter finalmente vivere questo falso amore senza alcuna conseguenza, dimenticano di avere lottato contro quei nuclei sociali tradizionali, come la famiglia, vista come riduzione della donna a personale domestico ed oggetto da riproduzione, ed il matrimonio, interpretato come forma di prostituzione legalizzata, dimenticano, insomma, tutto il loro passato...

Eppure escort, veline e queste moderne femministe sono tutte figlie della stessa cultura e per di più le prime sono riuscite a realizzare l'utopia sessantottina. Ieri bruciavano i reggiseni in piazza, in segno di liberazione sessuale e teorizzavano l'amore libero, oggi mettono in pratica gli insegnamenti delle loro madri. Infatti, non soltanto particolari categorie perseguono questi insegnamenti. Si tratta anche di normali ragazze, che sono cresciute con il mito della libertà sessuale. I piaceri ed i corpi sono considerati secondo una logica consumistica. Partner sempre diversi vanno accumulati per dimostrare la propria libertà sessuale e, forse, per colmare i vuoti provocati dalla demolizione della famiglia.

Le escort e le ragazze che in vario modo vendono il loro corpo sono ragazze che decidono liberamente di usare la propria sessualità a proprio vantaggio. Hanno raggiunto la tanto agognata libertà sessuale, non sono più vittime dei pregiudizi sociali e dei tabù. Sono le figlie dello slogan “Il corpo è mio e me lo gestisco io”.

Eppure oggi le post-femministe si vergognano delle loro figlie e si rifiutano di ammettere a cosa hanno portato le loro teorizzazioni. Hanno ottenuto ciò che volevano: hanno distrutto la famiglia, tolto valore al matrimonio e reso libera sessualmente la donna, ma non sono soddisfatte dei loro stessi insegnamenti.

A distanza di quarant'anni hanno rinnegato le loro teorizzazioni, capendo che la loro utopia femminista, più che liberare la donna, conduce alla sua autodistruzione.

La rivoluzione sessuale ha portato le donne ad essere nuovi oggetti sessuali, oggetti sessuali coscienti ed accondiscendenti. Ogni tipo di messaggio è rivolto al corpo femminile. Quel corpo che viene visto come l'unico mezzo per raggiungere la felicità, attraverso diversi modi di offrirsi.

Quel femminismo esasperato, visto solo in termini di contrapposizione uomo-donna e non in termini di integrazione sociale, ha visto anche la nascita di quell'aberrante fenomeno dell'uguaglianza indiscriminata fra uomo e donna.

Uomo e donna non sono da considerarsi esseri naturalmente diversi, con diverse inclinazioni e diverse strutture mentali, ma con pari diritti e dignità, vanno, piuttosto, visti esattamente uguali, e, proprio come auspicava il femminismo sessantottino, le categorie sessuali vanno totalmente cancellate. Questa assurda deriva femminista non ha fatto altro che generare donne travestite da uomo, donne che pretendono di occupare tutti i posti di lavoro occupati dagli uomini, senza dimostrare sul campo la loro superiorità lavorativa e donne in carriera che vedono nella famiglia e nella maternità solo un ostacolo alla loro realizzazione professionale.

Il femminismo si è perfettamente realizzato nella “mistica della seduzione”, nella capacità di usare il proprio corpo per realizzarsi. Tutto ciò altro non è se non la naturale conseguenza di quel femminismo, ma solo oggi quelle donne si sono rese conto delle aberrazioni che hanno creato con le loro idee. Oggi cercano di riparare ai danni provocati, ma sarebbe preferibile che per fare ciò si spogliassero definitivamente di quella cultura sessantottina, invece di vestire il femminismo di contraddittorio moralismo.



Valeria Mannino

www.plusultraweb.it


Nessun commento:

Posta un commento