Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

giovedì 30 dicembre 2010

SI ALL'ESTRADIZIONE DI BATTISTI!


La nostra presidente nazionale, Giorgia Meloni, ha lanciato la mobilitazione: tutti in piazza se il Brasile non dovesse concedere l'estradizione per il terrorista Cesare Battisti, e la Giovane Italia risponde positivamente a questa "chiamata alle armi" del ministro della Gioventù.
Che concetto di sovranità è quello secondo il quale un criminale che ha commesso un crimine nel nostro paese e per il quale è stato condannato nel nostro paese, non debba scontare la pena appunto nel nostro paese? Le reminescenze dell'ideologia degli anni di piombo si fanno ancora sentire purtroppo in molti intellettuali nostrani, che continuano a schierarsi contro le decisione del governo italiano che vorrebbero l'ex membro dei PAC (Proletari armati per il Comunismo) estradato in Italia, mentre il presidente brasiliano Lula risponde invece picche. La decisione a riguardo sarà presa nelle prossime ore da parte delle autorità sudamericane, e se dovesse essere negativa, i giovani di destra saranno pronti a scendere in piazza contro questa negazione del diritto internazionale che lede i diritti dell'Italia, nonchè delle vittime di questo terrorista.

Cesare Battisti, che porta il nome del ben più degno di fama patriota irredentista del Trentino ucciso dagli austriaci durante la prima guerra mondiale, fu un terrorista comunista rivoluzionario, che riuscì ad evadere dalle nostre carceri dove stava scontando l'ergaSTOLO per 4 omicidi commessi durante gli anni di piombo, ergastolo che ovviamente deve ancora finire di scontare nelle nostre prigioni.

Attualmente in Brasile gode dello status di rifugiato politico, situazione assolutamente ignobile che ribalta la realtà: non esiste da noi nessun regime autoritario che perseguita un martire della libertà, ma è esattamente il contrario: esiste un regime democratico che vuole renbdere giustizia alle vittime di un rivoluzionario pluriomocida sovversivo. Questa scandalosa situazione, che si era già verificata con la prima fuga di Battisti in Francia, è uno schiaffo a tutti i parenti delle vittime dei PAC che ancora oggi chiedono giustizia. Torregiani,Santoro,Sabbadin,Campagna.. Questi i nomi delle 4 vittime accertate dagli inquirenti, a cui ovviamente si sommano le accuse di attività eversiva, rapina a mano armata e aggressione a mano armata.

ESTRADIZIONE SUBITO!

venerdì 24 dicembre 2010

BUON NATALE A TUTTI I MILITANTI E SIMPATIZZANTI!


Giovane Italia Varese augura a tutti i militanti, gli iscritti, i simpatizzanti e a chi legge soltanto il nostro blog, buone Natale e buone feste! Dopo un anno di successi ci auguriamo di poter passare un 2011 ancora più ricco di iniziative e di soddisfazioni!

Stefano Clerici
Matteo Sabba
Giacomo Cosentino
Leslie Mulas
Matteo Tempesta

mercoledì 22 dicembre 2010

VOLANTINO CONTRO I FALSI RIVOLUZIONARI




Stamani la Giovane Italia Varese e Valceresio hanno volantinato fuori dalle scuole della zona per prendere posizione contro lo spettacolo di guerriglia urbana di alcuni "sinistri" soggetti accaduta a Roma il 14 dicembre. Questi falsi rivoluzionari, che scendono in piazza armati di bastoni e pronti a scontrarsi con la polizia, sono solamente ragazzini annoiati provenienti da famiglie benestanti o, nella migliore delle ipotesi, anarchici organizzati, che sono "CONTRO" a priori su ogni cosa. La legge Gelmini, la TAV, la fiducia al governo, ma anche più semplicemente la presentazione di un libro, la conferenza di un sindacalista a loro avverso ecc, ogni cosa diventa spunto per creare casino in città a scapito dei cittadini e dei lavoratori (che i signori manifestanti dicono di voler difendere).

Certe scene di guerriglia sono inammissibili, e noi urliamo con forza la diversità dei nostri valori rispetto a questi ragazzini delinquenti, che niente hanno a che vedere con la maggioranza degli studenti, e che usano come unico linguaggi oquello della violenza. A milano, ad esempio, ogni scusa è buona per bloccare strade o ferrovie: i centri sociali e gruppi anarchici creano casino quasi settimanalmente nella città, per protestare contro un provvedimento comunale, del governo Berlusconi, o più semplicemente per aggredire ragazzi di destra che volantinano fuori da una scuola o da un'università, nel nome di un'"antifascismo" anacronistico e senza senso.

La nostra gioventù è diversa, sventoliamo alti Valori e Ideali quali Patria, Merito, Rispetto, Famiglia, Onore e Lealtà, Impegno, Militanza, Storia ecc.

Il volantino, che è stato molto apprezzato dai ragazzi, sarà distribuito anche nelle scuole di Busto e Gallarate dopo le vacanze.

Se abbiamo dato fastidio a qualcuno,tanto meglio, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro scopo; stare antipatici a certa gente è per noi solo motivo di vanto.

martedì 21 dicembre 2010

SOLSTIZIO D'INVERNO

Il Sole Invitto torna a brillare sulle tenebre, sorgendo dalla madre Terra.

Il significato spirituale del solstizio è presente in tutte le religioni e le tradizioni europee e asiatiche, e segna il trionfo della luce sulle tenebre. I Pagani e i Cristiani vedono in esso una RINASCITA; il sole, il bene, Cristo, torna a splendere sulla luna, sulla notte, sul male, dopo che la notte più lunga è passata. Da questo giorno in poi le giornate cominciano ad allungarsi e le ore della notte sono meno di quelle del giorno.



Proprio nel momento in cui l’oscurità è più profonda,
possiamo trovare il seme della luce, della promessa, della speranza.


POCHI SGUARDI NOBILI VEDRAN L'AURORA.

venerdì 17 dicembre 2010

I FALSI RIVOLUZIONARI.

Che tipo di rivoluzionari sono coloro i quali distruggono banche, camionette della polizia e automobili in sosta e mentre fanno tutto ciò indossano un giubbotto monclèr, scarpe Nike,un jeans e un casco firmato?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che dicono di essere contro il potere dalla parte dei più poveri e poi distruggono automibili, motorini, negozi, infischiandosene dei proprietari che magari stavano ancora pagando le rate del mutuo o che non hanno i soldi per fare le riparazioni?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che assaltano in 20 un finanziere per terra da solo tentando pure di rubargli la pistola (chissà per fare cosa poi..)?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che prendono a colpi di pala un furgone della polizia col volto coperto e poi, una volta arrestati, la prima cosa che dicono è "sono minorenne, non ho fatto nulla"?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che denunciano i tagli alla cultura, e dicono di amare il sapere, e poi praticano danni per 20milioni di € alla città di Roma e imbrattano con lo spray palazzi del 1500?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che lanciano fumogeni in testa a un oratore di un convegno e devastano le nsotre città ma non vengono arrestati nè procesati perchè il loro papà è un giudice del "sistema"?

Che tipo di rivoluzionari sono quelli che si alzano al mattino, salutano i genitori ricchi, escono dal loro attico nel centro di Milano, saltano le lezioni al rinomato liceo classico Parini di Milano, si mettono un casco e menano un poliziotto che vive in un monolocale in periferia in affitto che prende 1200€ di stipendio al mese?


La risposta è semplice,sono FALSI RIVOLUZIONARI.

Sono VIGLIACCHI che non sanno cosa sia l'impegno, nè il rispetto per gli altri, nè la cultura.

I veri rivoluzionari sono altri, sono quelli che si prendono la responsabilità delle loro azioni, e che viaggiano a volto scoperto, in paesi molto più pericolosi del nostro. Un pensiero va ai coraggiosi monaci birmani, ai tibetani, al popolo Karen, agli esuli cubani, e a tanti altri che lottano contro veri regimi dispotici per le loro libertà.

Quelli che vediamo distruggere le nostre città non sono rivoluzionari, ma ragazzini annoiati o, al massimo, delinquenti imbevuti di ideologia anarchica. Gente senza idee nè ideali, con cui il nostro governo è, ancora una volta, troppo tenero, e con cui i nostro moralisti e i nostri benpensanti ancora una volta simpatizzano, comodamente, dai loro salotti negli attici dei quartieri bene di Roma,Firenze,Bologna,Milano...

Onore ai poliziotti che rischiano la pelle per 4 soldi in più, senza che nessuno faccia niente per migliorare la loro condizione. Onore ai ragazzi e agli studenti che difendono le loro idee pacificamente o per lo meno in maniera coerente. Perchè si può essere contro il sistema,ma non con un padre magistrato che ti evita il carcere quando fai casini, sennò non sei un rivoluzionario, ma solo uno stronzo.


venerdì 10 dicembre 2010

Patriottismo NAZIONALE, non costituzionale.

Un bell’applauso per la Costituzione. Se vuoi figurare da buono e giusto, copriti dietro la Costituzione. Da Fazio alla Dandini, dalla Scala ai Tetti universitari, dalla Camera ai Teatrini, dalla Scuola ai Cortei, citare la Costituzione e magari leggere un suo articolo garantisce l’applauso automatico del pubblico e la finta commozione del presentatore. Ricorda Petrolini: Costituzione! Bene, bravo bis. Costituzzione, per dare più forza, Bravo! Grazie!... e via dicendo. Un paese di pappagalli ammaestrati. Anche la mobilitazione di piazza della sinistra di domani ha come parola chiave e titolo di accesso la Costituzione.

Ora non aspettatevi che io sberleffi la Costituzione; mi limito a coglionare gli usi impropri e meccanici, gli abusi e la retorica che fioriscono intorno alla parolina magica. Non disprezzo affatto la Costituzione. Articolo primo, perché è la Costituzione del nostro Paese e va rispettata. Punto secco. Articolo secondo, perché è una buona Costituzione, con principi validi, e fu una buona sintesi, il miglior compromesso possibile fra le culture più significative del tempo: la cultura cattolica e i suoi principi cristiani, la cultura liberale e i suoi principi laici, la cultura socialista e i suoi principi egualitari. Accanto alle tre culture visibili c’era pure un convitato di pietra, innominabile ma presente nella Carta: era la cultura della nazione e dell’umanesimo del lavoro, della funzione sociale della proprietà e della partecipazione agli utili, della salvaguardia dell’ambiente e dell’economia sociale di mercato. Ma non si poteva citare perché ricordava Gentile e Rocco, Bottai e il passato Regime, anche se poi dal Concordato al Codice, dalle leggi in difesa dell’ambiente alla riforma della scuola, molto della Legge veniva da lì. Infine, ci piacerebbe che la Costituzione fosse rispettata in tutti i suoi articoli e non solo in quelli che si citano. Per esempio il diritto alla vita e la sua difesa, la tutela e la promozione della famiglia, il rispetto dei doveri, il riconoscimento della partecipazione, la regolamentazione di partiti e sindacati... Pensate che il primo a citare gli articoli della Costituzione nei dibattiti politici, a portarla nell’arena polemica dell’opposizione, fu uno che era fuori dell’Arco costituzionale. Dico Almirante, che chiedeva l’osservanza degli articoli 39,40 e 46 della Costituzione.

Dunque, rispettiamo la Costituzione, perché è la nostra legge e perché lo merita.
Ma come tutte le carte e i compromessi, non fu dettata sul Monte Sinai da Dio in persona, e nessuno può arrogarsi il ruolo di Mosè. Le costituzioni possono mutare nella parte più dinamica, sono figlie della storia e non reliquie eterne. La forma parlamentare della nostra repubblica può ad esempio evolvere in forma presidenziale, il riconoscimento della privacy, i diritti dei single e degli omosessuali, all’epoca non previsti, sono oggi inevitabili; la denatalità e la senilità della nostra popolazione vanno tenute in conto, così come la considerazione che la Repubblica fondata sul lavoro non è più costituita in maggioranza da lavoratori, tra pensionati, ragazzi, disoccupati e persone a carico.
Modificare la Costituzione non è peccato mortale. Ma il punto non è ancora questo. Il punto è proprio quello da cui siamo partiti. Si può davvero pensare che un paese debba sentirsi unito e solidale nel nome della Costituzione, si può davvero credere che l’amor patrio si riduca al patriottismo costituzionale, come pensano in troppi nei Palazzi, da Napolitano alla sinistra tutta e ora a Fini?

No, per tre ragioni. Primo, perché ciò che unisce un popolo non può derivare dall’alto, da una Carta voluta dai partiti, ma deve venire non dirò dal basso ma dal profondo, dalla vita, la storia e l’anima di un popolo.
Secondo, perché la Costituzione è una Legge, un sistema di regole da osservare e da rispettare, ma le regole non suscitano amore, non generano una comunità calda e partecipe. La Costituzione è un regolamento per sentirsi concittadini, ma non è l’essenza dell’italianità e della cittadinanza. Sarebbe come dire che l’anima di una città è nei cartelli stradali che regolano la circolazione, tra permessi e divieti; o al più che la sua essenza sia nelle mura di cinta e non nelle piazze, nelle chiese, nelle torri e nei campanili, nella vita e nelle persone che la abitano e la animano. Terzo, perché la Costituzione è nata appena il 1948, è troppo recente per suscitare l’amor patrio, soprattutto per un paese speciale, così ricco di storia come l’Italia. No, il patriottismo costituzionale è la riduzione di un amore a carta bollata, di un’appartenenza a un regolamento, di una grande storia millenaria a una piccola repubblica sessantaduenne. L’unico vero patriottismo che può suscitare amore è il patriottismo della tradizione, che comprende la nostra vita, la nostra memoria storica e le nostre culture, le nostre tradizioni civili e religiose, la nostra lingua e i nostri usi, i nostri artisti e letterati, sovrani e condottieri e il popolo nella sua integrità, le diverse italie che compongono l’Italia e ne fanno la ricchezza, la vita e il carattere. In una parola la civiltà. Se permettete, l’Italia è Dante prima di Calamandrei. Voi che vi credete depositari della Cultura, avete un’idea così tristemente notarile dell’amor patrio, negando la cultura e la civiltà che lo sostanziano. Restituite l’amor patrio alla luce del paesaggio, alla natura e alla cultura, non sequestratelo nei regolamenti, nelle aule e nei tribunali. Lasciatelo correre per le vie e le campagne, per il mare e per i monti d’Italia, non chiudetelo nei Palazzi, tra i custodi della Costituzione. L’amor patrio è anima e corpo, non è carta e articoli di legge.

di Marcello Veneziani da Il giornale.

domenica 5 dicembre 2010

ZAPATERO, I MILITARI E IL DIRITTO DI SCIOPERO. DOPPIOPESISMO PURO.

Cronaca dei fatti: i controllori di volo di una nazione decidono di punto in bianco uno sciopero selvaggio, quindi non preanunciato, dopo 4 giorni dalla adozione di un provvedimento sindacale che a loro non va proprio giù. In poche ore gli aeroporti precipitano nel caos, centinaia di partenze e arrivi cancellati, migliaia di viaggiatori bloccati a terra con agiunta di ripercussioni sugli orari di altri aeroporti europei. Il presidente della Nazione colpita dichiara lo stato di emergenza, il cui ultimo precedente risale al governo dittatoriale che esisteva 30 anni prima, e manda i militari a prendere il controllo delle torri di controllo. Da quel momento i controllori di volo scioperanti sono sottoposti a legge marziale: i militari gli impongono di tornare a lavorare, altrimenti saranno giudicati da tribunali militari secondo la legge marziale. Risultato più che ovvio --> sciopero rientrato.


Proviamo a calare questi due esempi in due nazioni europee ora.

ITALIA: Berlusconi proclama la legge marziale contro gli scioperanti. I sindacati parlano di attentato alla libertà di sciopero, le opposizioni scendono in piazza, manifestanti di vario tipo (studenti, precari, disoccupati, sindacati, collettivi, centri sociali) sfilano davanti al Parlamento e devastano Roma scontrandosi con la polizia, mentre nelle altre città d'Italia vengono fatti oggetto di lanci di uova, petardi e bombe carte sedi del PDL, la sede di Libero e il Giornale che hanno difeso l'iniziativa del governo, comuni gestiti da amministratori di centrodestra, Fini parla di "attentato alla costituzione" e Casini di "reazione spropositata". I giornali di sinistra lanciano titoloni in prima pagina con immagini di manifestanti insanguinati e foto di militari che maltrattano i controllori di volo e i titoli sono eloquenti: "E' GUERRA" titola l'Unità, "GOLPE MILITARE" titolano invece il Manifesto, la Repubblica parla di "FINE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA" e il tg3 manda in onda tutta la notte speciali interviste e servizi dove i manifestanti e i controllori di volo accusano i militari di "indicibili violeze nei nostri confronti".


SPAGNA. Dopo l'intervento dei militari, proclamato dal vicepresidente spagnolo (Zapatero infatti non ha osato farsi vedere in tv dopo la faccenda) la situazione negli aeroporti sta lentamente tornando alla normalità. Il partito di Zapatero, il partito socialista, continua a governare e la gente plaude all'intervento dei militari che ha posto fine a uno sciopero selvaggio fatto da circa 150 persone che hanno bloccato decine di migliaia di persone paganti.


LASCIO A VOI LE CONCLUSIONI...




mercoledì 1 dicembre 2010

LEGGE GELMINI 2010 PER L'UNIVERSITA', ECCOLA NEL DETTAGLIO

La legge Gelmini per il riordino dell'università è ormai cosa fatta. Con voti favorevoli e contrari il DDL è passato alla Camera ed ora tornerà al Senato per un'ultima lettura che non dovrebbe destare problemi, nè grandi modifiche.

Da giorni sui tg scorrono le immagini di sedicenti "studenti" che manifestano in strada contro la legge che secondo loro ucciderebbe l'università pubblica, ricercatori salgono sui tetti delle facoltà, protestanti bloccano ferrovie e autostrade, e tutto per cosa? Il problema è proprio questo: al di là degli slogan, nessuno sa in concreto cosa propone questa legge. Partendo dal presupposto che l'università Italiana è agli ultimi posti delle graduatorie europee e mondiali per qualità della didattica e per servizi offerti agli studenti, e partendo quindi dal presupposto che chi si oppine a questa legge vorrebbe quindi lasciare tutto così come è attualemente, passiamo ad esaminare i punti chiave della nuova università:

MERITO

il 7% del FFO (fondo finanziamento ordinario), ovvero dei soldi destinati alle università italiane, verrà distribuito da oggi in base al merito: una parte, i 2/3 in base alla qualità della didattica, e l'altro terzo in base alla qualità della ricerca. I finanziamenti non saranno quindi più tutti uguali università per università, ma le più virtuose riceveranno più soldi, con buona pace delle università che fino ad ora ciucciavano soldi allo Stato con scarsi risultati.

CODICE ETICO e PARENTOPOLI

Questo punto, molto caro alla nostra componente universitaria, Azione Universitaria, prevede finalmente un blocco al sistema dei professori "BARONI". Basta con parenti assunti nella stessa università. Non potranno essere chiamati da un ateneo come professori coloro che hanno «parenti e affini» fino al «quarto grado compreso» con un professore che appartiene al dipartimento o alla struttura che bandisce il posto. Tra l’altro, non potranno essere chiamati ad insegnare in un ateneo coloro che sono parenti del «rettore, del direttore generale o di un consigliere di amministrazione».

RICERCATORI

Basta ricercatori che vivono di rendita perchè assunti da un amico, o perchè non sono controllati. Per evitare fannulloni e discriminazioni tra chi produce molto e chi produce poco o nulla, da ora in avanti chi sarà assunto come ricercatore lo sarà per un massimo di 6 anni e al termine di questo lasso di tempo se l'università lo riterrà valido (in base alla sua attività di ricerca svolta durante gli anni) lo assumerà come professore associato. La nuova legge abbassa l’età in cui si può diventare professori da 36 a 30 anni con lo stipendio che passa da 1.300 a 2.100 euro. Per gli attuali ricercatori sono stimate quindi 4.500 assunzioni come associati. I ricercatori dovranno inoltre riservare 500 ore all’insegnamento integrativo e ai servizi per gli studenti. Le modalità vengono decise dagli atenei.

AUMENTI DI STIPENDIO

Gli aumenti di stipendio saranno legati al merito, sia per professori associati che per ricercatori (che erano stati cancellati dalla manovra di Tremonti). Ci sono 18 milioni per il 2011, 50 per il 2012 e altrettanti per il 2013. Gli scatti vanno solo ai prof migliori: in caso di valutazione negativa, si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi. L'idea di fondo è stata adattata anche per le scuole superiori, dove i prof migliori potranno guadagnare fino a uno stipendio mensile in più all'anno.

RECLUTAMENTO PROFESSORI

Cambiano le modalità di assunzione. Basta con le raccomandazione e le "pacche sulla spalla" per poter insegnare: si introduce l’abilitazionea livello NAZIONALE sia per chi vuole diventare prof associato sia per chi vuole diventare prof ordinario. L’abilitazione sarà attribuita da una commissione nazionale i cui membri sono scelti tramite sorteggio, sulla base di specifici parametri di qualità fissati dall’ANVUR * (Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, ente pubblico vigilato dal ministero dell’Istruzione). Ai bandi di assunzione di ogni università potranno accedere solamente coloro che sono stati abilitati da questa commissione e la selezioni si baserà sulla valutazione di pubblicazioni,ricerche e curriculum degli aspiranti professori. Gli ordinari andranno in pensione a 70 anni, gli associati a 68.

DOCENTI

Basta con i docenti che se ne fregano dei diritti degli studenti. Basta ore di lezione saltate e orari di ricevimento non rispettati. I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. I docenti a tempo pieno dovranno dedicare al complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, 1.500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Infine i docenti saranno valutati anche dagli studenti e le loro valutazioni serviranno a considerare scatti di stipendio meritocratici ai prof.

RETTORI

I rettori potranno rimanere in carica un solo mandato, per un massimo di 6 anni. Il rettore deve rappresentare l’accademia nel suo complesso, perciò è eletto fra i professori ordinari. Se il rettore non ha amministrato in modo adeguato l’ateneo, può essere sfiduciato dal Senato accademico con una maggioranza di almeno due terzi.

FONDO PER IL MERITO STUDENTI

Sarà costituto un Fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e gestire, con tassi molto bassi, prestiti d’onore per gli studenti (per questo si vede anche la collaborazione col ministro della Gioventù Giorgia Meloni) Le borse di studio vengono assegnate per concorso: chi vorrà accedere dovrà superare un test. Infine il 10% delle borse di studio sarà erogato dalle regioni agli studenti residenti.

RUOLO CDA E SENATO ACCADEMICO

Distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e Consiglio di amministrazione: il primo organo accademico, il secondo di alta amministrazione e programmazione. Il Cda avrà un massimo di 3 componenti esterni se i membri sono 11 (2 se sono meno di 11), rappresentanti per lo più del mondo delle imprese. Si aggiungono poi i rappresentanti degli studenti. Il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle assunzioni e delle spese, e deciderà anche sull’attivazione o soppressione di sedi e di corsi di studio; potrà adottare provvedimenti disciplinari su professori e ricercatori. Il presidente del Cda potrà essere esterno. In poche parole Senato didattica, CDA spese e finanze.

AL MASSIMO 12 FACOLTÀ PER ATENEO

Basta con le università che creano facoltà inutili e frequentate da 15 studenti.
Le facoltà potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, attualmente 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi.

SPESE E AMMINISTRAZIONE DELL'ATENEO

Le università che gestiscono i fondi in maniera poco trasparente subiranno un taglio dei finanziamenti, mentre quelle che andranno in rosso saranno direttamente commissariate. Inoltre le università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità del bilancio, nonchè risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca, potranno sperimentare propri modelli funzionali e organizzativi, comprese diverse modalità di composizione e costituzione degli organi di governo.

*i membri dell' ANVUR sono nominati dal presidente della Repubblica.

lunedì 29 novembre 2010

La Giovane Italia spiega agli studenti la legge Gelmini

Niente lezione questa mattina, lunedì 29 novembre, per gli studenti dei Licei in viale dei Tigli. O meglio, non c'è stata la classica lezione di latino, o di matematica in classe con il professore, ma piuttosto un dibattito, organizzato all'interno dell'assemblea d'istituto, in merito alla riforma Gelmini.

Ad illustrare ai liceali i pro e i contro della riforma i giovani politici del panorama gallaratese: Jacopo Marocco, Erica Lenzi e Marco Regazzoni, Giovani Democratici Gallarate.Stefano Clerici, Matteo Tempesta e Matteo Sabba, Giovane Italia. Massimiliano Politi e Davide De Alberti, Generazione Giovani. Marco Pinti per i Giovani Padani. A suon di botta e risposta, il futuro della politica locale ha detto la propria in merito alle problematicità legate all'istruzione in Italia. Gli studenti dei Licei sono stati suddivisi in più gruppi, in base all'età, e alle 8.30 è iniziato il dibattito.

Non sono mancate le frecciatine tra Clerici di Giovane Italia e Politi di FLI, che si sono rimpallati le responsabilità dell'attuale crisi di governo, ma nonostante tutto, il dibattito è andato via liscio e si sono toccati tutti i provvedimenti che sono entrati o entreranno in vigore.

Clerici, poi, ha proseguito specificando che la Riforma in questione "non è una vera e propria riforma, perché una riforma dovrebbe stravolgere i punti cardine dell'ordinamento scolastico: è piuttosto un riordino. Siamo nel 2010 e stiamo solo oggi iniziando a superare una profonda crisi economica che ha necessariamente imposto dei tagli: prima si fanno i conti con le risorse a disposizione e poi si decide come procedere. Possiamo essere d'accordo sul fatto che Tremonti non sia un cabarettista, ma il suo lavoro lo sa fare bene ". In questo modo il coordinatore provinciale Giovane Italia, Clerici, ha risposto"agli ex amici di Futuro e Libertà" che hanno dichiarato di avere un'idea "abbastanza positiva della riforma" seppur con "degli errori di fondo: la riforma della scuola è stata fatta dal Ministero dell'Economia e non dal Ministero dell'Istruzione".

Il dibattito si è aperto anche in merito alla diatriba tra scuola pubblica e privata. "La scuola pubblica non si tocca – ha dichiarato il giovane democratico – va privilegiata rispetto alle scuole private". Politi si fa portavoce di una "scuola pubblica libera e plurale" e aggiunge che "si danno fondi esagerati alle scuole private". Più moderato sulla questione è, invece, Clerici. "Noi facciamo parte della destra sociale e non liberale: crediamo,come Massimiliano, nel valore che la scuola pubblica ha. Non si può, però, nemmeno dire che la scuola privata sia tutta da rottamare: cerchiamo di stabilire dei criteri per valutare il merito anche nelle scuole private".

giovedì 25 novembre 2010

NON STO CON FINI, E MI VOGLIO DIVERTIRE UN PO'

Non aderisco a FLI. Chissenefrega! Certo, giusto.

Ma chi te lo ha chiesto? No, questo non è vero, me lo chiedono in molti, amici, conoscenti, avversari politici... Dicono “con chi stai?”; chiedono “che hai deciso?”; sfottono “novità?”... Di volta in volta mi devo quasi giustificare del perché io non abbia cambiato Partito... cose da pazzi, in un mondo normale si dovrebbe giustificare chie cambia non chi resta!!!!

Dicono, vabbé tu sei uno di Destra, non vai con Fini? E come lo spiego che è proprio per questo?!

Dicono, vabbé ma tu che ci fai con Berlusconi, e certo qua qualche tono da “giustificazione” ce lo devi mettere, specie se becchi l'interlocutore che “la sa lunga” e ti fa il pistolotto di Ruby o delle altre “donnine”... E io poi che dovrei dire, che ci faccio con Berlusconi? Ma chi lo ha visto mai, purtroppo!!! Sto solo nel PDL, non è che me “la faccio” con Berlusconi, ripeto, purtroppo!!!

Dicono, vabbé e come ti metti con Dell'Utri? Con la casa di Scajola? E con qualche altra fetenzia? Certo, come vuoi che mi metto? Sono dispiaciuto, amareggiato, contrariato. Qualche volta anche mortificato. Mortificato quando succedono queste cose e quando, da queste cose, non ne conseguono provvedimenti seri. Ok Ok. Però questo mica vuol significare per forza che uno deve andare da Fini? Nel senso, io non faccio politica per stare nello stesso Partito di Scajola, dico...

Eppure è una tiritera continua, speriamo che finisca presto. Insomma mi devo giustificare. Lì per lì mi vengono in mente alcune cose:

Per esempio non mi piace essere definito col nome di un'altra persona, mentre per quelli di Futuro e Libertà è normale chiamarsi “Finiani” nonostante uno dei motivi della scissione è, così dicono, l'eccessiva ed ingombrante presenza del capo nel vita di Partito nel Pdl.

Troppo poco?

Non sono di Fli perché uno dei principali esponenti di questo Partito è Italo Bocchino. Presuntuosetto, velenosetto, parecchio antipatico. Finto giovane in maniche di camicia, di intelligenza un po' sopra la media, ma tutta spesa per rappresentare una politica perniciosa, aggressiva e supponente. E poi, da campano, non gli perdono le sue dimissioni da Capo dell'Opposizione nella Regione di Bassolino.

Troppo personale?

Non ho gradito tutti gli atteggiamenti che Fini ha avuto prima della scissione, le dichiarazioni spocchiose, le precisazioni saccenti, le prese di distanza dal suo stesso Partito e dal Governo, l'atteggiamento di distacco dalla vita di Partito in nome della terzietà della Carica, di cui però oggi, evidentemente, non si interessa più.

Cose vecchie?

La vicenda di Montecarlo non è che mi sia troppo piaciuta, in verità, e poi già nell'ultimo periodo di Alleanza Nazionale non è che Fini mi entusiasmasse più di tanto.

Cose troppo vecchie?

Allora sorvolando sulla terminologia, non badando alle sortite di Bocchino, dimenticando il passato recente e più remoto... io “potrei” essere di Fli. Eppure non lo sono... strano!

Allora ci penso bene e mi aggiorno, per esempio ascolto gli interventi di Bastia Umbra. Inizio con una “colomba”, l'ex Ministro Andrea Ronchi.

Egli ha detto, testuale: “Noi abbiamo un solo, grande vincolo che dobbiamo rispettare: il mandato degli elettori che ci hanno votato, non soltanto per essere un numero, un'alternativa alla Sinistra morta e defunta per sempre, ma per costruire una nuova prospettiva di un grande e meraviglioso Centro-Destra”... Sono parole che non ho ben capito. Provo a scomporre “pezzo a pezzo” la frase:

Noi abbiamo un solo, grande vincolo che dobbiamo rispettare: il mandato degli elettori che ci hanno votato...

Il solo grande vincolo si traduce con il voto di sfiducia rispetto al Governo che gli stessi elettori hanno votato? Il solo grande vincolo si traduce con lo sfasciare il Partito che gli stessi elettori hanno votato?

...non soltanto per essere un numero, un'alternativa alla Sinistra morta e defunta per sempre...

Strano, tutti quelli che conosco di Sinistra tifano per Fini.

...ma per costruire una nuova prospettiva di un grande e meraviglioso Centro-Destra

Ah ecco! Quindi nel 2008 gli elettori del PDL già sapevano che nel 2010 bisognava costruire un nuovo Centro-Destra, già sapevano che ci sarebbe stata una scissione nel PDL e perciò, proprio per questo, hanno votato il PDL, per fare eleggere i parlamentari come Andrea Ronchi che poi sarebbero usciti dal PDL e avrebbero fatto un nuovo Centro-Destra (più grande e meraviglioso di quello che avevano già votato). Ma guarda tu, già lo sapevano!

Lascio perdere Ronchi e passo ad un “falco”, Fabio Granata, e qui mi diverto:

“lo straordinario numero di magliette ispirate a Andy Warhol che sono molto più di una indicazione programmatica, sono il segno della politica, della libertà, nei confronti della prepotenza! Quella maglietta con Gianfranco Fini con il dito puntato sintetizza tutto ciò che in questi mesi abbiamo costruito ed abbiamo elaborato”

Sono veramente basito, una maglietta vale così tanto? A quanto la vendevano negli stand dei gadget?

“Se oggi l'Italia ha uno spazio di speranza e di civiltà rispetto ad alcune questioni, è grazie al coraggio di Gianfranco Fini e al coraggio dei suoi parlamentari”

Speranza e civiltà? Non è un po' troppo? Ah bèh, certo, con la maglietta...

Ho una sensazione relativa a Fabio Granata: oggi, in Fli, si agita e si prende protagonismo mediatico mentre nel Pdl viveva più o meno nell'ombra... ecco, la sensazione è proprio questa: faceva meglio a stare nell'ombra!

Insomma è evidente che non sono stati convincenti...

Allora dico a me stesso di sorvolare anche su Ronchi e Granata.

Sorvolo qua, non bado lì, dimentico quest'altro qui... però non sono ancora finiano, perché?

Non sto con Fini, non aderisco a Fli forse solo perché non mi piace! Certo, il Manifesto letto da Barbareschi sulle note del maestro Morricone, è stato a suo modo emozionante. Ma sono parole, musica ed arte drammatica.

Io non sto con Fini perché non voglio la cittadinanza italiana facile e pronto uso per tutti. Non sto con Fini perché credo in valori immateriali che non si conciliano con il suo laicismo. Non sto con Fini perché per essere di Destra non ho dovuto vedere “Berretti Verdi”. Non sto con Fini perché in Sicilia ha fatto il ribaltone insieme a Lombardo e al PD. Non sto con Fini perché sono stato male (anche per lui) quando ad Atrjeu ha osannato l'antifascismo. Non sto con Fini che per propaganda voleva morta Eluana Englaro. Non sto con Fini perché probabilmente farà una coalizione con Casini e Rutelli. Non sto con Fini perché è furbo, freddo, cinico, algebrico. Non sto con Fini perchè Fli non è Alleanza Nazionale 2 e se anche lo fosse, così, non mi piacerebbe. Non sto con Fini perché alla Camera il gruppo Fli ha votato col PD per far bocciare il trattato con la Libia sugli extra-comunitari. Non sto con Fini perché se quelli lì si chiamano “futuristi” non hanno capito niente della cultura e dell'arte del Novecento. Non sto con Fini perché preferisco leggere Veneziani su il Giornale più che il sito di Generazione Italia. Non sto con Fini perché la sua è stata una operazione di Palazzo. Non sto con Fini perché voglio il crocefisso nelle aule di tribunale ed in quelle delle scuole. Non sto con Fini perché al suo patriottismo perbene e di maniera, preferisco un sano e determinato populismo identitario. Non sto con Fini perché, vuole togliere il logo del Pdl a Berlusconi, che ridicolo! Non sto con Fini perché Generazione Italia è un'ottima patente per entrare nei salotti buoni della Sinistra. Non sto con Fini perché c'è pure chi dice che Fli si deve alleare col Pd. Non sto con Fini perché ha fatto dimettere i suoi uomini al Governo ma ben si guarda da dimettersi da Presidente della Camera. Non sto con Fini perché credo che se un Governo cade (uno qualsiasi, non solo questo) la strada da seguire, sempre, sia quella delle elezioni e non quella delle maggioranze ad hoc. Non sto con Fini perché abita in una casa di Gaucci... insomma, 3 camere e servizi un Presidente della Camera se le può anche affittare, anziché vivere nella casa che Gaucci ha intestato alla Tulliani per motivi fiscali! Non sto con Fini perché saranno quasi due anni che non attacca il Centro-Sinistra ma solo il Pdl. Non sto con Fini perché dietro la foglia di fico del “rispetto della persona” dice cose che non condivido sui gay, sulla bioetica, sul Corano nelle scuole e sugli immigrati.

Dico sciocchezze? Sono un truce insensibile? Sono un intollerante? In verità penso di no. Non sto con Fini e basta.

Gianfranco Fini dice: “Se non fosse per le coppie degli immigrati il tasso di natalità del nostro Paese sarebbe da allarme rosso. Per fortuna che, nel dibattito politico, si sta avviando una discussione sul ruolo degli immigrati che spesso con il loro lavoro pagano le nostre pensioni”. Non sono intollerante, ma non concordo con Gianfranco Fini.

Gianfranco Fini dice: “Se a scuola, in una classe, c’è un bimbo musulmano, non lo si può costringere a scrivere la letterina a Babbo Natale. E se un bimbo musulmano volesse studiare il Corano, penso che avrebbe tutto il diritto di farlo, come materia facoltativa”. Non sono un bacchettone, ma non concordo con Gianfranco Fini.

Gianfranco Fini dice: “Nella Costituzione c’è scritto che la famiglia è fondata sul matrimonio. Ci sono delle realtà di fatto che non possono essere equiparate alle famiglie, ma se determinano discriminazione devono essere affrontate in modo sereno. Questo discorso vale anche per le coppie omosessuali, per tutte le coppie”. Non sono un insensibile, ma non concordo con Gianfranco Fini.

Gianfranco Fini disse: “Generazione Italia vuole solo essere uno strumento culturale per il dibattito e per rafforzare il PDL. Chi ci vede un modo per fare una corrente, o peggio ancora un partito, è in malafede”. Siccome non sono in malafede, stavolta chi non concorda con Gianfranco è Fini

Parecchi amici miei sono passati in Fli. Qualcuno in buona fede. Qualcuno perché il Pdl qualche limite effettivamente ce l'ha. Qualcun altro perché nel Pdl non riusciva a fare carriera. Parecchie persone che conosco e che stimo hanno scelto Fli, così come pure altri che, a mio parere, passando in Fli si sono dimostrati irriconoscenti. In Fli ci sono parlamentari di qualità e tradizione, come Viespoli o Menia o Moffa, ed altri oggettivamente inguardabili. Insomma, è un Partito come un altro, con una classe dirigente eterogenea, con qualche intelligenza e qualche pochezza, e con una base militante e territoriale in parte sinceramente in buona fede ed in parte in aspettativa di un incaricuccio. Niente di male, un Partito come un altro. Come il Pdl, come il Pd, l'Udc... come An, come la Lega, come il PSI. Non si capisce perché uno che era di An, poi è naturalmente entrato nel Pdl, oggi si deve “giustificare” di non essere con Fli, che è un Partito come gli altri, niente di che, e dove peraltro si sostengono tesi opinabili, spesso non condivise proprio dal sentire comune della ex Alleanza Nazionale.

Ma c'è una cosa rende Fli un Partito diverso dagli altri, ed è un motivo serio per non aderirvi. Fli non si è mai misurata alle elezioni, non gode di rappresentatività elettorale, non esercita nessun consenso popolare. È una operazione di Palazzo. Poi potrà pure prendere il 5, il 6 per cento. Ma oggi è solo una operazione di Palazzo. Dovrebbero essere i primi a chiedere le elezioni, proprio per togliersi di dosso quanto prima questa “onta”. Se lo facessero mi sarebbero più simpatici. Per adesso sono solo una operazione di Palazzo.

di Ettore de Conciliis preso dal sito della rete "PlusUltra"

martedì 23 novembre 2010

STOP AL CARO LIBRI!

La storica battaglia degli studenti di destra contro il caro libri approda facendosi sentire nelle scuole di Varese e provincia!
Da più di una settimana i militanti della Giovane italia stanno volantinando fuori dagli istituti del territorio per sensibilizzare gli studenti riguardo questa tematica che li interessa direttamente.


Il ministro Gelmini ha ascoltato le proposte portate avanti dal mondo della Destra Studentesca a livello nazionale e ha introdotto dall'anno scorso un TETTO MASSIMO DI SPESA per i libri di testo delle scuole superiori, sia licei che istituti tecnici e professionali, tetto che potrete trovare nell'immagine qui sotto.





Viste le spese pazze e fuori controllo di molti istituti, il provvedimento Gelmini è utilissimo per frenare questa situazione che per troppi anni ha caratterizzato la scuola superiore, ma non tutti rispettano le nuove regole. Nonostante gli studenti scendano in piazza a protestare senza sapere per cosa veramente protestano, il ministro va avanti sulla strada giusta, nell'interesse di tutti.

La Giovane Italia Varese e la sua componente studentesca, StudentInAzione, ha deciso di far partire un'indagine nel maggior numero di scuole possibile in tutta la provincia, e anche grazie all'aiuto di studenti che ci segnaleranno le loro spese potremo individuare le classi con la spesa più alta.

SEGNALATECI LE VOSTRE SPESE PER I LIBRI DI TESTO! Scriveteci a

giovaneitaliavarese@hotmail.it

studenti_varese@hotmail.it


Ci trovi anche su facebook! Richiedi l'amiciza a Giovane Italia Varese - Busto Arsizio - Gallarate - Valceresio - Valle Olona - Gavirate - Malnate - Luino o a StudentInAzione Varese!

venerdì 19 novembre 2010

La destra è viva, è presto uscirà con i suoi valori.

Nessuno sarà più come Silvio Berlusconi, il Cavaliere taumaturgo, il fondatore del centralismo carismatico. E dunque, sublimare il centrodestra, garantire la sopravvivenza del Pdl, costituzionalizzare il berlusconismo, non è un’impresa per un uomo solo. “Da tempo penso che, quando sarà, dovrà essere una troika a prendere le redini del partito berlusconiano”. Troika composta da chi? “Gianni Alemanno, Giulio Tremonti e Roberto Formigoni”, risponde al Foglio Marcello Veneziani. L’intellettuale della destra ex missina, mai davvero tenero con la fu Alleanza nazionale, con il suo gruppo dirigente e in particolare con il suo fondatore, Gianfranco Fini, sostiene che il presidente della Camera “ha sbagliato i tempi. Si è mosso troppo presto, e male, pensando che il ciclo berlusconiano fosse concluso.

Adesso è impossibile pensare che possa diventare lui il leader del centrodestra che sarà. L’esito più probabile della parabola finiana è una alleanza con l’Udc. Ha sbagliato troppo Fini in questi mesi, poteva essere il vice di Berlusconi, adesso può fare il vice di Casini”. Eppure, aggiunge Veneziani, “sarebbe un errore sottovalutarne la capacità di offerta politica. Fini ha fatto proprie alcune idee che funzionano ed è pur sempre un capiente collettore del disagio, del malcontento, che serpeggia nel Pdl. Deridere è facile, affrontare una sfida è cosa più impegnativa ma alla fine anche più appagante. A Fini bisogna sapere rispondere, da destra, e sul piano delle idee”.

Veneziani non ama il presidente della Camera “ma averlo espulso dal Pdl è stato un errore sciocco”, spiega. “Fini andava assecondato. Il conflitto con Berlusconi doveva rimanere all’interno del Pdl, della fisiologia dialettica tipica di ogni partito. Invece il dissidio è tracimato in maniera inspiegabile fino a colpire la maggioranza in Parlamento e il governo. Ora è tardi per recuperare, ma lo sbaglio non va ripetuto. Fini va preso sul serio. Alcuni temi fatti propri da Fli sono argomenti fondativi della destra italiana. La legalità, il senso dello stato, la cittadinanza. Altri sono mutuati, scimmiottati, dalla cultura della sinistra. Ma non va sottovalutata la forza concorrenziale di Fini e del suo partito nei confronti del Pdl e del berlusconismo. E’ necessaria una risposta di destra, articolata, credibile”.

Alemanno ci sta pensando. Può essere lui l’antidoto del Cavaliere contro Fini? “Ne ha tutte le caratteristiche, anche se dopo Berlusconi non ci sarà un altro Berlusconi e le formule si faranno necessariamente meno personalistiche. In uno scenario in cui al carisma si sostituisca la forza dei programmi, Alemanno può essere il comprimario di un ticket con Tremonti e Formigoni. Insieme, questi tre bismarckiani, riunirebbero anche l’Italia. La visione nordista e la visione centromeridionalista”. Negli ambienti alemanniani si pensa a un manifesto dei valori della destra, da dove si dovrebbe cominciare? “Alemanno deve iniziare dallo psicodramma del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Si dovrebbe ricordare che il patriottismo della destra non è ‘costituzionale’ ma ‘nazionale’, che ‘l’elezione diretta del premier’ è di destra mentre la ‘centralità del Parlamento’, di cui parla Fini, appartiene al vocabolario della sinistra.

Alemanno, che ha già costruito un rapporto solido con Tremonti, è anche l’unico che può declinare il valore della comunità applicata all’economia sociale e di mercato. Il sindaco sa incarnare anche la sensibilità antica dei democratico cristiani, la difesa della vita, la bioetica”. E sono i punti di un manifesto. Alla fondazione Nuova Italia circola già la data di un convegno sui valori della destra nel Pdl, l’11 dicembre. Lo sta scrivendo Veneziani? “Nessuno mi ha chiesto nulla”. Non ancora.

da "il Foglio"

mercoledì 17 novembre 2010

LA VERA ANTIMAFIA





Le persone si dividono in due categorie in rapporto alle idee. Nella prima categoria troviamo coloro che le portano avanti con forza a parole, ponendole come biglietto da visita ogni qual volta si parla di sè, dimostrando di avere fermezza a riguardo e grande senso idealistico, non facendo passare attimo dove non ricordino a tutti quali sono queste idee; nella seconda categoria troviamo invece coloro che hanno degli ideali che portano avanti con fermezza, dedicando tutto se stessi alla loro realizzazione e agendo in maniera tanto lodabile quanto anonima, avendo si un forte senso idealistico che agisce unitamente a un forte pragmatismo.

Detto in maniera più spiccia, nella prima categoria troviamo coloro che parlano, affermano, pontificano, criticano, ma la loro azione per cambiare il mondo finisce qui, mentre nella seconda troviamo coloro che parlano poco e agiscono tanto, consci del fatto che le idee si affermano più con i fatti che non con le semplici parole.

La Mafia. La vera rovina della nostra bella Patria, una piaga sociale e culturale che nessuno mai è riuscito a domare al 100%. Il Prefetto "di ferro" Mori, sotto il Fascismo, riuscì a debellare il fenomeno mafioso, ma la sua azione si dovette fermare per motivazioni storiche e politiche su cui non mi dilungo. Il prefetto Mori era un uomo di poche parole, ma con un grande senso civico e dello Stato, e i risultati che ottenne con la sua azione a Palermo contro la mafia siciliana non sono mai stati raggiunti in 60 anni di storia post fascista italiana. Ma qualcosa negli ultimi tempi sta cambiando..

Il ministro Maroni e le forze di polizia in poco più di 2 anni stanno facendo quello che in 60 anni non era stato fatto, ovvero una lotta alla Mafia e alla criminalità organizzata reale,efficace e concreta. Sequestri di beni, leggi più dure, regime carcerario 41 bis allargato e inasprito, arresto di 28 dei 30 latitanti più pericolosi di Italia.

Ma nonostante le cifre, che qualsiasi persona di buon senso apprezzerebbe, l'operato del governo Berlusconi sotto quest'aspetto è criticato da tantissime persone apparteneti alla prima categoria di cui ho scritto sopra: giudici, giornalisti, scrittori che combattono la mafia a modo loro, ovvero polemizzando, polemizzando, polemizzando e basta.

I signori Saviano, Santoro, Travaglio e compagnia sono pregati di smetterla con i loro monologhi su Berlusconi mafioso, visto che ormai tutti gli Italiani sanno come la pensano ( e molti li avete anche convinti aimè). Se la lotta fatta dallo Stato alle cosche così com è non va bene, qualcuno, per carità di Dio, ci può spiegare come si può combattere efficacemente allora la mafia? Qual è l'alternativa? Saviano, di cui fino a poco tempo fa avevo stima che ora però ho perso, può spiegare qual è la sua ricetta per combattere i clan di Napoli e dintorni? Il suo libro, Gomorra, ha suscitato le ire dei casalesi e automaticamente anche l'ammirazione di molti come me che amano chi è odiato dalla mafia, ma con delle pagine di un libro non si è mai distrutto nessun nemico. Travaglio, giornalista minuzioso e pignolo, ci vuole spiegare, possibilmente con la stessa precisione con cui costruisce ad hoc trame oscure contro esponenti di centrodestra, quale sarebbe la sua ricetta per sconfiggere la mafia? Si ok, il problema è Berlusconi, lui è il gran boss, ma negli anni 70-80 Silvio non era sulla scena politica eppure i clan agivano comunque indisturbati, e quando sono stati disturbati da giudici eroici come Borsellino, Falcone e Livatino, qualche bomba e puf, i problemi svanirono in un attimo. Quindi la soluzione travaglina quale sarebbe? La attendiamo fiduciosi.

Gli attacchi che quotidianamente Berlusconi, Maroni e il governo devono subire riguardo alla questione mafia è qualcosa di abominevole, così come d'altronde sono abominevoli i politici veramente collusi con i clan, ma, per fortuna ma anche per sfortuna, il male si trova dappertutto, l'importante è vedere però dove si trova il bene, perchè quello si che non si trova ovunque..

Giovane Italia a livello nazionale propone una idea rivoluzionaria: togliere il diritto di voto attivo e passivo (quindi possibilità di voto e di candidabilità) ai condannati per mafia. Una simile proposta non era mai stata avanzata, nemmeno dai "paladini della legalità" che predicano in tv ma sono evanescenti sul territorio.

L'antimafia VERA e CONCRETA è rappresentata da un governo che confisca in soli 5 mesi, da Maggio a Ottobre 2010, 351 immobili di proprietà dei clan, che arresta circa 8 mafiosi al giorno da due anni a questa parte, che approva leggi che neghino l'ereditarietà di beni appartenuti a boss ai propri parenti. E questi dati pragmatici si uniscono a una forte spinta idealista che la Giovane Italia, con la proposta di cui sopra, porta avanti ogni giorno, nelle piazze di Napoli, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria, Crotone, Caserta, dove i nostri ragazzi fanno banchetti e manifestazioni per dire il loro NO alla malavita, scegliendo al posto dell'omertà che contraddistingue purtroppo buona parte della gioventù un protagonismo generazionale che è tipico di pochi giovani. Sono loro i protagonisti del domani, sono loro a rappresentare la vera antimafia, insieme ai poliziotti ai giudici e ai politici che non si prestano a polemiche sterili sugli schermi televisivi, ma che lavorano forti dei loro ideali.

Leslie Mulas, Giovane Italia Varese.

lunedì 15 novembre 2010

Tra Berlusconi e Fini NOI scegliamo la NOSTRA GENTE.

Pubblichiamo una lettera scritta dall'On Fabio Rampelli nella quale noi di Giovane Italia ci rispecchiamo in toto. Mai parole più giuste sono state pronunciate da un parlamentare di destra.

"Non sto con Fini o Berlusconi, sto con la mia gente.
Quella che ha combattuto per affermare una visione spirituale della vita e del mondo, che crede in Dio, un Dio qualunque purché sia, che promuove l'dentità italiana e la difende dall'aggressione di altre tradizioni, culture, religioni che arricchiscono il mondo, tutte rispettabili e bellissime, ma diverse dalla nostra. Il tema di oggi non è più come garantire l'integrazione nella grande stagione dei flussi migratori, ma come preservare le identità, cioè la ricchezza del mondo, nell'era della globalizzazione e nel rispetto dell'integrazione. Emergenza trascurata a causa della 'coda di paglia' figlia della furia totalitaria e razzista del secolo scorso.

I veri statisti, se fossero tali, non rinnegherebbero i valori occidentali per avere accesso ai salotti radical-chic, non si arrenderebbero a un destino di mescolanze destinate a peggiorare il pianeta nei prossimi cento anni, ma assumerebbero le azioni necessarie a salvaguardare e promuovere le differenze tra i popoli. La politica dei respingimenti alle frontiere e quella degli ingressi programmati per gli immigrati con regolare contratto di lavoro ribadisce che 'rigore e accoglienza' possono convivere.

Sto con la gente che si emoziona quando una vita scocca, fin dal concepimento, e vuole difenderla anche quando potrebbe scomparire su un letto d'ospedale grazie a un'iniezione, perchè la vita appartiene a se stessa e al Signore.

Sto con la gente che ama l'indipendenza della nostra nazione e non accetta ordini dalle multinazionali dell'energia, che ricorda con ammirazione Enrico Mattei, rivendica gli accordi dell'Italia con Russia e Libia perché fanno risparmiare le famiglie e rendono più competitive le nostre imprese, che ribadisce di non essere una colonia, nè un mercato da saccheggiare e non intende pagare l'energia 100 volte quel che vale. Se ci hanno dichiarato guerra e finanziano i nostri oppositori è il segnale che siamo sulla giusta strada.

Sto con la gente che non crede giusto insegnare il Corano nelle scuole e vuole combattere la segregazione delle donne, anche con il divieto di indossare il velo integrale.

Sto con chi ambisce a una giustizia giusta e politicamente neutrale, che desidera un potere giudiziario che sappia essere un ordine dello Stato e non un contro-potere che destabilizza lo Stato.

Sto con la famiglia tradizionale, papà, mamma e figli, senza stravaganze, senza adozioni tra persone di uno stesso sesso. Chi è omosessuale ha il diritto di fare della sua vita ciò che vuole ma ha il dovere di lasciare in pace la famiglia e i bambini.

Sto con la gente semplice che quando la sinistra parla sistematicamente bene della si disorienta, non capisce, che quando un pezzo di maggioranza vota come l'opposizione si sente tradita e si dispera perchè vede allontanarsi la prospettiva di un 'paese normale'.

Sto con la gente che ha forgiato la sua sensibilità ambientalista scagliandosi contro la speculazione senza compromessi, che si è sporcata i piedi nel fango delle alluvioni, le mani nell'immondizia degli arenili degradati, la faccia sul fumo dei boschi in fiamme nel tentativo di salvarli dagli incendi. L'ecologia della responsabilità contro l'ambientalismo opportunista in giacca e cravatta.
Una domanda s'impone: se la Lega nord usasse il suo ministro degli interni per polemizzare quotidianamente con Umberto Bossi e la sua linea, ne trarrebbe benefici o subirebbe una caduta di consensi? Ha un senso oggi lamentarsi di uno sbilanciamento verso la Lega dopo averla rafforzata assumendo posizioni incomprensibili e attaccando quotidianamente Governo e PdL?

Sto con la mia gente, con quella che quando ha saputo che una signora Colleoni qualunque ha lasciato il frutto dei sacrifici di una vita ad Alleanza nazionale, si è emozionata e si è sentita “orgogliosamente diversa”. L'etica nella politica non è uno scioglilingua... Il fatto che in quella casa di Montecarlo viva il fratello di Elisabetta Tulliani è semplicemente disgustoso. Non è un problema di valore immobiliare, non m'interessano i parametri economici né le rilevanze penali: è disgustoso tradire la generosità e la buona fede di una persona che ti lascia tutto prima di morire, considerandoti la sua famiglia. Se abbiamo pagato campagne elettorali, anche nelle scuole e negli atenei, promosso collette tra squattrinati, calmierato sigarette e pizze con gli amici è perchè sapevamo di essere un Movimento povero di denari ma ricco di valori.

Sto con la mia gente, che ha combattuto una vita per affermare che la sovranità popolare è un valore e i governi li fanno i cittadini con il voto, non i Parlamenti con le imboscate e le congiure. Sto con chi è pronto, ancora una volta, a combattere per sconfiggere i trasformisti e i restauratori della prima Repubblica, quelli che, in odio al Cavaliere, vogliono cancellare diritti conquistati negli ultimi vent'anni e, tra questi, quello di decidere chi debba governare, senza deleghe. Combattere è un destino... facciamo rullare i tamburi, la trincea non è il terreno giusto per laicisti ed atei, la trincea e di chi crede. Non sto con Fini o Berlusconi, sto con l'Italia che vuole vincere, sto con la mia gente."

Fabio Rampelli

domenica 14 novembre 2010

COMMEMORAZIONE NASSIRIYA A VARESE


La celebrazione dell'anniversario della strage di Nassiriya nel centro di Varese, un modo per portare in mezzo alla gente il ricordo dei nostri soldati caduti in Iraq nel 2003.
Alla presenza della vicepresidente commissione istruzione e cultura alla camera On. Paola Frassinetti e del coordinatore cittadino Pdl, nonchè Direttore Generale dell’Agenzia Industrie Difesa Marco Airaghi, che ha portato i saluti del ministro della Difesa La Russa purtroppo assente per un funerale, noi della Giovane Italia abbiamo voluto commemorare i 19 nostri connazionali caduti con la deposizione di una corona d'alloro all'arco dei caduti, dichiarando i loro nomi e suonando l'inno d'Italia.

E' stato doveroso per noi organizzare questa celebrazione in mezzo ai varesini, perchè il ricordo possa essere condiviso da tutti, e non solo dalle istituzioni nei palazzi, rischiando così di ridurre una commemorazione a un momento fine a se stesso.
Il sacrificio di questi ragazzi morti in una guerra lontana da casa dovrebbe infatti essere conosciuto e ricordato da quante più gente possibile, perchè, come giustamente ha detto l'On Airaghi, essi rappresentano l'Italia operosa e con grandi valori, quali la Patria, il dovere, la solidarietà, l'onestà.

La musica ha accompagnato il nostro gazebo e il nostro volantinaggio, e ovviamente anche l'inno di Mameli è stato più volte suonato. Piccola nota stonata: qualcuno dal banchetto vicino (lega nord) ha detto più volte "basta" udendo l'inno d'Italia. Bè, se qualcuno si è indispettito poco importa, non sono problemi nostri! Noi siamo Italiani e ascoltiamo con piacere l'Inno, se qualcuno pensa che ciò sia sbagliato, evidentemente qualche domanda dovrebbe porsela lui, non di certo noi.

venerdì 12 novembre 2010

12 NOVEMBRE, NON SCORDO NASSIRIYA!


Esattamente 7 anni fa un furgone carico di esplosivo guidato da un kamikaze si faceva esplodere nella base italiana Maestrale, al centro di Nassiriya, e provocò 19 morti tra gli italiani, più altre vittime civili iraqene.

Giovane Italia ricorda quei 19 eroi che, consci del pericolo cui andavano incontro andando in missione in un iraq non ancora pacificato, hanno dato la vita durante l'adempimento del loro dovere. Vanno qui ricordate le figure in particolare del vicebrigadiere Giuseppe Coletta, soprannominato il "brigadiere dei bambini" per la sua attenzione e le sue cure ai bimbi iraqeni e dell'appuntato Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base, che grazie alla sua prontezza riusci a uccidere il terrorista che guidava il camion e provocando così l'esplosione all'ingresso della base, e evitando un bilancio peggiore di vittime.

Nel ricordare il sacrificio dei nostri uomini non vogliamo fare polemiche sul motivo scatenante la guerra a Saddam hussein, nè sul modo con cui è stata condotta, nè sulle motivazioni del nostro ritiro. Semplicemente non scordiamoci di quanti hanno dato la vita indossando la divisa dell'esercito italiano nel nome di valori nobili come la Patria, la Disciplina, la Lealtà, l'Onore.. ideali troppo spesso dimenticati dai nostri giovani.


mercoledì 10 novembre 2010

La vergogna di Osimo


Nel 1975 la vergognosa firma del Trattato di Osimo segnava la rinuncia definitiva da parte dell'Italia alla sua sovranità sulla parte nord costiera dell'Istria, causando l'esodo di migliaia di Italiani residentin quelle zone da generazioni. Immonda pagina di storia patria, per non dimenticare, e far si che il rinunciatarismo vigliacco mai più possa far parte della nostra storia nazionale.

martedì 9 novembre 2010

Giovane Italia ricorda la caduta del Muro di Berlino


Stamane la Giovane Italia ha volantinato davanti alle principali scuole di Varese e provincia in occasione dell'anniversario del 9 Novembre 198; 4000 volantini sono stati distribuiti agli studenti varesini affinchè il ricordo del giorno della caduta del Muro di Berlino si diffonda tra i ragazzi che troppo spesso non conoscono la nostra storia contemporanea e moderna viste le gravi mancanze dei programmi scolastici a riguardo.

I berlinesi hanno abbattuto con la loro grande forza di volontà il muro che divideva la loro città, le loro case, le loro vite, e oggi più che mai è importante ricordare questa data, giornata dei Popoli Europei, per sottolineare la mancanza di una cooperazione politica reale tra i paesi Europei, sottomessi alle banche e all'ideologia mercatista.

lunedì 8 novembre 2010

Intervento del Ministro Meloni (Giovane Italia - PDL) su FLI

"Il discorso di Perugia rappresenta di certo la sconfitta di chi, come me, ha auspicato e operato fino alla fine perche’ si giungesse a un nuovo accordo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi con il fine di portare avanti l’azione di governo e rispettare il mandato ricevuto dagli italiani. Oggi mi sento delusa, amareggiata dai contenuti e dai toni usati dal presidente della camera."Lo ha affermato in una nta il ministro della Gioventu’, Giorgia Meloni, che ha sottolineato:

"Osservo con tristezza l’ennesimo atto di un progetto distruttivo nato all’indomani della vittoria del Pdl alle regionali, quando pensavamo di poterci finalmente dedicare alle grandi riforme di cui necessita il sistema Italia. Solo poche settimane fa il governo ha incassato un voto di fiducia sul programma dei prossimi mesi con l’appoggio e il voto pressoche’ unanimi dei deputati e senatori iscritti ai gruppi di FLI. La recente apertura di Silvio Berlusconi nei confronti di un patto di legislatura andava proprio nella direzione ripetutamente auspicata dal presidente della Camera e dai suoi. Questa disponibilita’ sembra, al contrario, aver creato delle difficolta’ nel gruppo dirigente di FLI e tra i suoi fan piu’ sfegatati: quella sinistra impotente che vede nella lotta interna al centrodestra l’unica via per sbarazzarsi di Berlusconi. Con la richiesta di dimissioni del Governo Fini chiede l’impossibile: l’apertura di una crisi extra parlamentare, che ricorda in modo sinistro i peggiori giochi di palazzo della prima repubblica.
Ma molta acqua e’ passata sotto i ponti dagli anni ’80. E a Fli non resta che risolvere in parlamento le proprie contraddizioni. A partire dalla prossima settimana non manchera’ occasione per votare in Aula contro le riforme proposte dal governo secondo le promesse fatte agli italiani. Tocchera’ alla classe dirigente di Futuro e Liberta’ decidere se affondare queste riforme e decretare la fine del governo. Per poi risponderne direttamente davanti ai cittadini. Tutto sommato resto convinta che alla lunga il tempo sia galantuomo, proprio come il popolo italiano".

giovedì 4 novembre 2010

4 NOVEMBRE: Liberi di essere retorici! W L'ITALIA!



Oggi vogliamo prenderci la libertà di essere retorici. Oggi è il 4 novembre. Una data che celebra una vittoria, una data che ci ricorda che siamo una Nazione, una data che ci ricorda che per essere questa Nazione abbiamo lottato per decenni. Oggi ci prendiamo la libertà dei giorni di festa. La libertà di esaltare la nostra Storia, la Storia di tutti gli italiani. Oggi ci prendiamo la libertà di raccontare una storia ai nostri figli. La storia delle notti di re di Puglia, quelle notti in cui il marmo dei gradoni del più importante sacrario militare d’Italia gonfia le ali del vento di suoni, parole, urla, rumori. Sono i suoni delle fanfare pompose miste alle note malinconiche dei silenzi di ordinanza. Sono mille parole che si sovrappongono, scandite in decine di dialetti.
Sono urla di ordini, di dolore, sono gli “Avanti Savoia!” di giovani tenenti. E sono rumori, sferragliare di materiali, eliche di biplano, deflagrazioni di granate, onde solcate da velocissimi mas. E nella notte si aggirano figure ormai eterne nella nostra Storia come i giovani sardi della Brigata Sassari, i giovanissimi arditi, i pionieri del volo, gli alpini con i loro muli, le crocerossine, i cappellani.

Il 4 novembre pensiamo a tutti loro, pensiamo alle notti di RediPuglia. Pensiamo ad un treno che attraversa l’Italia. Un treno che su un fusto di cannone porta le spoglie del milite ignoto. Un treno che attraversa città e campagne con la gente assiepata ai bordi dei binari che si china, getta fiori, si bagna il viso con una lacrima. Il 4 novembre pensiamo alla generazione che ha vissuto le tempeste di acciaio, come diceva Junger, affacciandosi con la spavalderia della giovinezza a quegli orizzonti di gloria, che, con differente ma egualmente drammatica visione, ci ha narrato Kubrick. E’ certamente giusto declinare il 4 novembre in chiave attuale. Pensare ai nostri recentissimi caduti, alle missioni internazionali, al ruolo delle forze armate nella società moderna. Ma è meglio pensare in questo giorno soprattutto a loro, a quei ragazzi del ‘99 che fecero la Patria. E’ meglio rileggere il Bollettino della Vittoria che in rigido burocratese annunciò che con l’entrata in Trento e Trieste il tricolore sventolava sull’Italia finalmente Una.

dal sito di AreaNazionale, scritto da Fabrizio Penna.

il bollettino della vittoria italiana contro l'Austria letto dal Generale Diaz, AUDIO ORIGINALE, 4-11-1918

alcune foto di RediPuglia in questo album fotografico

la canzone del Piave integrale

pagina wikipedia dedicata al sacrario di RediPuglia

martedì 2 novembre 2010

Il conto arancio

Cos'è e dove va il nuovo partito di Fini

E' partita la campagna che dovrà condurre di qui a gennaio alla costituzione del nuovo partito di Fini; essa gode di un interesse mediatico esagerato dovuto al sostegno del signor Murdoch e alla mobilitazione delle sinistre che sperano di tornare in sella grazie al signore di via della scrofa.
Ma cosa accade in concreto, cosa bolle in pentola?

Berlusconismo e antiberlusconismo?

Il dibattito s'infervora e si delimita, volutamente e surretiziamente, su berlusconismo ed antiberlusconismo.
C'è chi si sente antiberlusconiano per motivi fondati anche se non sono prerogative del solo Berlusconi (politica del lavoro, cultura, esaltazione del liberismo, servilismo internazionale, anche se questo è di gran lunga inferiore nel suo governo rispetto agli altri e anzi la politica del premier ha delineato qualche porzione d'autonomia). Di solito però lo detestano vuoi perché ha i capelli tinti, vuoi perché è erotomane, vuoi perché è parvenu, vuoi perché è attorniato da corti trimalchionesche non più corrotte di quelle curiali dei suoi predecessori ma certamente più sfacciate, vuoi perché è maschilista, vuoi perché coltiva il rapporto diretto con la gente e considera gli altri politici come dei valletti. Chi si sente antiberlusconiano, specie se per un motivo così futile, guarda con indulgenza all'operato di Fini senza preoccuparsi di leggervi dentro, cosa che sarebbe agevole perché il personaggio non nasconde minimamente il suo piano.
La questione che si pone ogni giorno, ovvero se sostenere Berlusconi o costringerlo ad abdicare grazie a Fini, se funziona alla grande, è però allo stesso tempo miope ed inesatta.
Miope perché l'operazione ha più ampia portata e guarda lontano.
Inesatta perché la lite, tutta combattuta sull'immagine del premier, copre le reali ragioni di opposizione fininana a Berlusconi. Ragioni chiare e conclamate. Ovvero contrasto del decisionismo, resistenza all'autonomia che lo Stato vuol recuperare dall'eccezionalità sovietica impostasi dopo Mani Pulite, difesa del politicamente corretto, aumento dell'immigrazione, allentamento dei rapporti politico-energetici con la Russia.
Insomma, Fini & co, rispetto al sistema berlusconiano, si trovano in opposizione solo ed esclusivamente riguardo i dati positivi, mentre sono perfettamente allineati con tutto il resto.

Distrazione, onore e pazzia

La distrazione regna sovrana in un'epoca in cui si vive sotto continua ipnosi.
Ed ecco che chi spera in un sussulto, come dicono i finiani, non si preoccupa neppure di notare quali sono i punti di critica mossi a Berlusconi sì da dedurne in modo lineare che qualunque cosa si pensi di Berlusconi, Fini è, e soprattutto sarà, molto peggio.
Non riflettendo ma soffermandosi alle premesse, magari condendole con le proprie rivendicazioni esistenziali, alcuni s'illudono di trovare nel nuovo soggetto politico degli spazi di libertà, di partecipazione, di ritorno alla politica. Un'aspettativa risibile ma talmente forte psicanaliticamente che chi la nutre si dimentica chi è Fini e quanto è inaffidabile.
E' l'uomo che, fatta carriera sul sangue e sulla fierezza dei militanti del Msi e dei Volontari della Rsi, non ha avuto alcuno scrupolo a insozzarne la memoria fino a proclamarla “Male Assoluto”.
Certo, può aver cambiato idea. E' legittimo, può essersi scoperto antifascista, può aver capito di avere sbagliato campo, ci sta tutto. I percorsi possono mutare, ma non si può essere vissuti professionalmente e finanziariamente sulla passione e sul sangue dei militanti e dei combattenti per poi insultarli senza contemporaneamente dare le dimissioni e cambiare mestiere. Un uomo si comporterebbe così. Fini ha fatto altrimenti: ha aderito al partigianesimo quando ciò era conveniente e lo ha fatto senza pagare alcun prezzo o alcun rimborso, andando anzi all'incasso del pluriennale equivoco.
Un pluriennale equivoco il cui frutto si è protratto nel tempo. Se sull'appartamento di Montecarlo la Magistratura ha stabilito che la questione sollevata è da causa civile e non penale, non ha però toccato il punto centrale che va ben al di là dei tribunali e dei gossip. Un bene ceduto ad un partito che è andato avanti a suon di morti, si trova oggi non ad essere un patrimonio dei militanti o meglio ancora delle famiglie dei suoi Caduti, bensì nelle mani di quella della compagna del suo presidente o, comunque, se qualcuno si degnerà di svelarci l'arcano, in mani private. Questo non ha bisogno di commenti, come non ce l'ha che Fini sia l'unico leader a parlare come un antifa, ad attaccare regolarmente il fascismo, sia per il passato che per la potenzialità futura. E ciò in controtendenza, visto che lo stesso Partito Democratico si è rifiutato d'iscrivere l'antifascismo nel suo programma in quanto anacronistico. Eppure, malgrado ciò, qualcuno si distrae ancora...

Non ha l'esclusiva

Malgrado le performances che chi non disgiunge onore da fedeltà non può non ritenere contrarie alla propria dignità, all'etica e al buon gusto, intraprese da Fini fin dal 1994, molti non trovarono il coraggio e la fantasia per piantarlo in asso. Ciò si comprende. Non lo si giustifica, lo si capisce: restar soli è dura.
Che oggi però qualcuno s'imbarchi in un'avventura ex novo dietro un personaggio così è sbalorditivo. Se non c'è puro e meschino calcolo carrieristico vorrà dire che delle due l'una. O chi lo segue non ha alcuna considerazione per ciò che è essenziale e che è alto, oppure è masochista.
Va riconosciuto che, pur avendone il primato temporale e probabilmente quello qualitativo, l'attuale Presidente della Camera non ha l'esclusiva dell'abiura vantaggiosa e dell'insulto dell'ideale di milioni di persone. In molti fanno a gara con lui. Al sindaco di Roma, sempre puntuale nelle esternazioni di questo genere, si uniscono, scalpitando e strafacendo, gli ultimi arrivati, come la governatrice del Lazio.
Gente che non sta con Fini ma con il Pdl. Dunque, si dicono, e ci dicono, i finiani, tra un insulto e l'altro scelgo chi meglio mi sta. E il discorso degli ex An in Pdl è sovente il medesimo. Ma non è necessario, per non seguire Fini, stare con Alemanno, con la Polverini o con chiunque altro, basta stare in piedi e non prosternarsi anche se ciò è faticoso, dunque da fessi e non si usa più.
Guardatisi intorno, si dicono, e ci dicono, i finiani, insultare, abiurare, è prassi comune, quindi normale.
Non è normale: non si diserta se sono tanti i disertori, non si calunnia se sono tanti i calunniatori, non si ruba se sono tanti i ladri, non ci si corrompe se sono tanti i corrotti.
E' l'insegnamento dei campi di prigionia in Hymalaia e in Texas, è l'insegnamento di Coltano.
Ma l'idea di normalità oggi è piuttosto confusa, essendosi smarrita non tanto la scala dei valori quanto l'idea stessa dei princìpi.
Ed è, quindi, esercizio per pochi rigettare Fini per quello che è. I più amano tapparsi il naso perché, verosimilmente, non hanno un'alta concezione dell'Onore, del dovere, della coerenza, della lealtà.
Roba per pazzi, roba per poeti!

Una spremuta arancione

Un po' più numerosi dovrebbero essere coloro che decifrano i segnali, per la verità non criptici, emessi dall'ex delfino di Almirante.
Cosa ci propone costui?
Meno decisionismo, più politicamente corretto, più immigrazione, svuotamento dell'idea di nazionalità e, in aggiunta, più tasse, sì da penalizzare la produzione nazionale.
E' il programma del mondialismo avanzato. Quello dei suoi referenti internazionali, Murdoch, Dassault e Soros. L'uomo, quest'ultimo, che colora di arancione le sommosse liberal, che finanzia ceceni, bosniaci, kosovari e albanesi. L'individuo che a suo tempo minò in prima persona la politica finanziaria italiana impedendoci di raggiungere una qualsiasi autonomia. Il magnate che ha finanziato a fiumi il partito radicale. Fini, accolto a Milano da una non innocente kermesse arancione, sta ricoprendo precisamente lo spazio lasciato libero dal partito radicale e lo fa peraltro proponendosi come erede degli interlocutori istituzionali di quel Partito d'Azione che ha esercitato per decenni il controllo oligarchico, cosmpolita e Wasp della politica e dell'economia italiana.
Fin qui nulla di trascendentale, anche se stupisce come gente proveniente da un certo mondo politco non se ne avveda.
Ad essere ben più grave è invece l'operazione che si è messa in marcia subito, a partire dalla proposta di Granata sull'immigrazione. Il disegno è di far passare la medesima politica attuata trent'anni fa in Paesi come la Francia e il Belgio il cui effetto fu di moltiplicare per quattro in tempi brevissimi l'immigrazione per poi instaurare i quadri socioculturali disperati e disperanti di cui Parigi e Bruxelles come le più precoci L'Aja e Berlino si sono pentite amaramente e da cui cercano di uscire in qualche modo, ma non sanno bene come.
La manovra finiana (o sorosiana?) è supportata da una serie di cinquantenni reduci dai fallimenti dei Campi Hobbit in cui hanno maturato complessi di colpa identitari e complessi d'inferiorità verso la sinistra. Essi adoperano, adesso, gli stessi argomenti astratti quanto edificanti dei gauchistes d'antan, con l'aggravante che, a differenza di quegli apprendisti stregoni, oggi tutti hanno sotto gli occhi quale inferno sia in realtà il paradiso buonista e possono rendersi conto senza difficoltà della minaccia di strage socio-etno-culturale che la loro irresponsabilità e la loro presunzione intellettuale rappresentano per l'Italia.

Percorsi per un genocidio

La questione non è dunque se stare con Berlusconi o con Fini, è di capire dove va e dove conduce quest'ultimo. Molto probabilmente intraprende un percorso breve nell'auspicio di raggiungere, per se stesso, la carica di Presidente della Repubblica.
Il percorso della sua armata, sempre che Berlusconi non resista contro ogni logica agli attacchi serrati, multipli e concentrici di cui è oggetto, sarà verosimilmente a termine. Il ruolo che le è stato affidato è quello di sabotare. Poi, se l'operazione in atto riuscirà, ad attuare la politica di disgregazione mondialista di cui Fini ha fatto una bandiera sarà gente più solida e giovane. Il papabile beneficiario dell'esito di questi movimenti è l'attuale sindaco del Pd di Firenze, Renzi, ad oggi il più probabile uomo-sintesi di un populismo trasversale, politicamente corretto ed immigrazionista che dovrebbe soppiantare quello social-reazionario attualmente in voga. E' per lui, o per qualcuno come lui, che i gregari finiani tirano la volata. Una volata comunque volta al traguardo della distruzione nazionale.
Il problema non è tanto di contrastare Fini o di sostenere Berlusconi quanto di cercare d'impedire il nostro genocidio il che è possibile solo mediante l'affermazione di un rinnovato populismo politicamente scorretto e capace di cogliere i tempi e le trasformazioni.

Equivoca pericolosità

In questo l'attuale kermesse arancione esprime tutta la sua equivoca pericolosità.
Il Fli si propone come una forza trasversale, irrituale nel linguaggio e anti-schematica.
Paradossalmente ci appare come l'inverso di Casa Pound.
Entrambi i soggetti rompono gli schemi e, l'uno autenticamente l'altro in chiave propagandistica non supportata al momento da gesti od opere, si richiamano al futurismo.
Però mentre il Fli lo fa nell'ottica di ridurre a poltiglia la Nazione, e lo si evince dai richiami al maggior servilismo atlantico, dai legami con le centrali Wasp e dalla politica demonecrotica che propone riguardo l'immigrazione, Casa Pound fa invece un'operazione di ricostruzione nazionale politicamente scorretta.
Né è un caso poi che i richiami di Casa Pound siano sempre e comunque al fascismo e quelli del Fli siano all'antifascismo.
Ho l'impressione che i due soggetti siano spiritualmente e politicamente agli antipodi e che il successo nell'immaginario collettivo dell'uno o dell'altro avrà un peso nei destini di tutti.
Non pretendo che l'alternativa futura sia tra Fini e Iannone, perché la questione è molto più complessa ed articolata, ma l'immagine rende un po' l'idea del tutto.

Una sfida in avanti

L'attuale impasse delle coalizioni, sia quella governativa che quella d'opposizione, dovrà esser superata con nuove confluenze e nuove polarità.
L'assemblaggio di più culture e tradizioni politiche in un medesimo contenitore ha già dissodato il terreno permettendo, per esempio, l'incontro di neofascisti con craxiani e democristiani della sinistra storica, ovvero tra gli eredi della linea italiana in politica estera che partendo da Crispi e passando per Mussolini si è riproposta con Mattei e Craxi.
Non è un potenziale di poco conto.
Se a ciò si sommano, prospetticamente, la sinistra sociale e quella libertaria sempre più deluse dal sindacalismo, ecco che si delineano ipotesi future per un peronismo all'italiana che, anche per semplici ragioni anagrafiche, si situa nel dopo-Berlusconi.
Se lo sappiamo noi, lo sanno anche i Murdoch e i Soros.
Anticipare quindi, nelle strutture mentali e nelle espressioni politiche, ciò che potrà accadere, ma dando ad esse una polarità opposta, altri ideali ed un altro contenuto, rappresenta una mossa strategica di primo livello. Una mossa giocata con Fini e con Renzi (il quale però può rivelarsi un'incognita).
Più sabotatore è il primo, più solido, ed anche politicamente ed umanamente più interessante, il secondo.
Il disegno è comunque delineato e bisogna evitare quantomeno che venga realizzato in pieno.
Sta a noi, intesi come uomini liberi e coscienti, muovere per tempo e meglio.

Competitori

Non si tratta di fare gazzarra con i finiani né di perder tempo a domandar loro come una persona intelligente e provvista d'amor proprio possa starsene lì appresso a un simile individuo e a un progetto del genere. E' fatica inutile e non ne vale la pena.
Si tratta di ben altro: ci tocca anticipare i tempi per non perdere l'appuntamento con il destino.
Su questo il Fli è sicuro competitore di chi ha una sensibilità sociale e nazionale, il Pd populista gli è parzialmente competitore (difatti offre anche potenziali spazi di convergenza); la reazione sociale politicamente scorretta è invece un elemento imprescindibile della possibile sintesi futura così come lo sono il sindacalismo autonomo e le forze del lavoro libere dalle nomenklature.
Certamente servono soprattutto la presenza a se stessi e il recupero di una gerarchia valoriale che è stata completamente smarrita dai più e che viene troppo spesso minimizzata da chi fa politica come un hobby o un mestiere.
Di lì si parte, tutto il resto, altrimenti, non potrà funzionare.
Ed è pensando a questo quadro di domani che dobbiamo confrontarci con i neoliberal, radicali arancioni che stanno per costituirsi in partito e che spacciano per straordinarie novità le ideologie e i progetti che hanno già reso poltiglia metà dell'Europa.
da:noreporter.org

domenica 31 ottobre 2010

PANDORA, La Festa Regionale della GIOVANE ITALIA!





Dal 4 al 7 Novembre, in Via Mecenate, a Milano.

Saranno presenti i coordinatori nazionali MELONI e PASQUALI, i ministri LA RUSSA e GELMINI, il Presidente FORMIGONI, il giornalista di guerra MICALESSIN il presidente del parlamento europeo MAURO, la nostra parlamentare FRASSINETTI e i quadri dirigenti del movimento nazionali e lombardi! Alla sera inoltre concerti e tornei di playstation! Vi aspettiamo!