Nei momenti felici di una grande nazione, la gioventù prende gli esempi; nei momenti difficili, li da.

mercoledì 21 settembre 2011

Rosario Livatino, martire della Mafia. Per non dimenticare.


Ventuno anni fa, moriva, ucciso da un commando di sicari mafiosi, Rosario Livatino, giovane sostituto procuratore di Agrigento.

Inchieste scomode erano partire dall'ufficio di Livatino, come quella sulla cosiddetta "tangentopoli siciliana", e, si dice, anche filoni di inchiesta che coinvolgevano parti deviate di Stato e massoneria in contatto con la mafia sicula.

Mancava circa un mese al giorno del suo 38esimo compleanno; Rosario uscì di casa, quel 21 settembre del 1990, senza scorta, a bordo della sua auto, e fu affiancato lungo la strada per Agrigento daun automobile di sicari, che lo uccisero sparandogli in volto.

Rosario è un grande esempio per tutti noi, esattamente come lo sono i giudici Falcone e Borsellino, di un uomo che ha dato la sua vita per un sacrosanto ideale, quello della giustizia, per lottare contro il vigliacco e infame intreccio tra Mafia e Stato sul quale ancora oggi non è stata fatta luce.

martedì 20 settembre 2011

L'ambasciatore palestinese "L'Italia deve assumere un ruolo di primo piano nel Mediterraneo"


«Come popolo palestinese abbiamo scelto di rivolgerci all'Onu perché è la sede della legalità internazionale». Il 23 settembre l'Anp formalizzerà la richiesta di riconoscimento dello Stato della Palestina. Alla vigilia di questo atto, che tanto fa dibattere la comunità internazionale, l'ambasciatore palestinese in Italia, Sabri Atayeh, spiega perché «dopo anni di tentativi abbiamo scelto questa via, che è la più trasparente e impegnativa possibile, invece di dar vita, ad esempio, a iniziative politiche unilaterali». «Chiediamo - sottolinea - che venga riconosciuto quello che è un nostro diritto. Siamo ormai forse l'unico popolo ancora sotto occupazione».

Il riconoscimento prevede anche quello di Israele?
Certamente. Da tempo invochiamo due Stati per due popoli, e il riconoscimento di Israele è un passo indispensabile per la nostra esistenza come Stato.

Il mondo arabo sta vivendo un momento di profonda trasformazione, la vostra iniziativa alle Nazioni Unite va vista come un portato della cosiddetta Primavera araba?
Nasce prima della primavera araba, in un certo senso la anticipa, è autonoma. Tuttavia oggi si inscrive in questo grande e importantissimo scenario e credo che soprattutto l'Europa debba tenerne conto. I Paesi occidentali, soprattutto europei, hanno appoggiato sin dall'inizio le rivoluzioni democratiche di Tunisia, Egitto, Libia e altri Paesi arabi. Sarà difficile spiegare a questi Paesi un eventuale voto contrario al riconoscimento dello Stato palestinese. Offrirebbe il fianco a una strumentalizzazione anti occidentale, che avvantaggerebbe solo le forze meno democratiche presenti nel mondo arabo.

Le democrazie occidentali appaiono titubanti, e anche l'Italia non ha ancora dichiarato come voterà. Eppure solo pochi mesi fa la vostra delegazione qui a Roma, per volere del presidente Napolitano, è salita a grado di missione diplomatica e la Svezia vi ha riconosciuto un'ambasciata, per non parlare dell'impegno di un anno fa di Obama, proprio all'Onu.
L'upgrading delle nostre rappresentanze diplomatiche è stato un passo importante di cui siamo grati. Tuttavia occorre distinguere queste iniziative più istituzionali dal piano politico. L'Europa ha da sempre avuto una prudenza politica nel trattare la costituzione reale dello Stato palestinese, prudenza che però è mal interpretata da Israele e letta come un'approvazione di fatto del suo operato nei nostri confronti. Credo che l'Europa debba comunicare meglio questa sua prudenza, sgombrando il campo dai possibili equivoci e sottraendosi a strumentalizzazioni.

Lei parla di Europa come di una realtà con una politica davvero comune. Eppure le difficoltà ad accordarsi sono sotto gli occhi di tutti...
Personalmente sono convinto che l'Europa abbia un ruolo rilevantissimo nel mondo, soprattutto sulle decisioni di politica internazionale. Di più, mi sento di rivolgere un appello in particolare alle autorità italiane perché sia proprio l'Italia a ricoprire un ruolo di avanguardia nel trattare i nodi geopolitici del Mediterraneo e della politica mediorientale, rafforzando la posizione europea. L'Italia, Paese amico di Israele e di tutti i Paesi del Mediterraneo, ha le carte in regola per farlo.

Come legge l'attivismo della Turchia?
Come il frutto dell'arenarsi del processo di ingresso in Europa. Sono convinto che, in gran parte, Erdogan stia cercando un ruolo ancora più forte proprio in vista della sua interlocuzione con l'Europa.

Non crede a un ritorno dell'Impero Ottomano, come talvolta si sente dire?
No. Non credo che ci siano spazi per una reale regia turca del Mediterraneo. Inoltre, dopo la Primavera araba, sarà molto difficile che un Paese arabo accetti ingerenze o influenze pesanti da parte di altri Stati, sarebbe in contraddizione con il principio di autodeterminazione che le rivoluzioni democratiche hanno inteso affermare.

E poi fra arabi e turchi non sempre è corso buon sangue…
Diciamo che non sempre c'è stata simpatia. Però è indubbio che le posizioni decise che il premier Erdogan ha preso anche di recente sono di estrema importanza e gliene siamo grati.

Lei parla di paesi arabi, ma si tratta anche di paesi islamici, e l'islam è un collante cui lo stesso Erdogan fa esplicito riferimento.
La Palestina è per metà, e forse di più, cristiana. In malafede, ne sono sicuro, in molti tendono a dimenticarlo, ma la Palestina è la terra dei cristiani, basti pensare a Betlemme. Noi stessi palestinesi, quando parliamo della nostra terra in modo familiare, la chiamiamo "al muqaddasa", terra santa, e non facciamo allusione solo alla moschea di al Aqsa e alla spianata delle moschee, ma anche ai luoghi di Gesù e dell'Antico Testamento. Da sempre viviamo insieme, e come un solo popolo festeggiamo il Ramadan e il Natale.
Ha fatto riferimento a Gerusalemme, al Quds, in arabo, la Santa, ma anche la contesa, visto che Israele la vorrebbe coma capitale dello Stato ebraico.
Nella risoluzione presentata all'Onu, accettiamo che Gerusalemme possa essere anche capitale di Israele, doppia Capitale, un po' come Roma per l'Italia e lo Stato vaticano.

La pensa così anche Hamas?
La questione di Hamas, al di là delle strumentalizzazioni, è una questione in sé poco rilevante. Mi spiego: è un partito di opposizione, un partito estremista se si vuole, ma di opposizione al nostro stesso governo. E gli accordi si fanno con i governi. Noi stessi non abbiamo mai sollevato al governo Netanyahu il problema dei partiti estremisti di Israele. Eppure ci sono.

Come quelli che vorrebbero trasferire in territorio palestinese gli arabi che vivono in Israele?
Ad esempio. Gli arabi che vivono in Israele sono israeliani. Pensare diversamente sarebbe ritornare a logiche quasi di deportazione.

Che cosa vi aspettate davvero con il voto dell'Onu?
Che questo passaggio formale importantissimo possa rilanciare il negoziato diretto con Israele, che noi vogliamo più di tutto. Sappiamo bene che senza questo rapporto diretto con il governo israeliano l'esistenza, non solo sulla carta, del nostro Stato è impossibile. Per questo ci auguriamo che il voto della settimana prossima ci permetta di riprendere questo negoziato e di portarlo davvero a buon fine, per il bene nostro, di Israele e di tutto il mondo.

Serena Forni Tajé dal "Secolo d'Italia" 17-09-2011

venerdì 16 settembre 2011

ALEMANNO: PROTESTO PER AIUTARE IL PDL E IL GOVERNO, DA DESTRA, CONVINTAMENTE.


Alemanno sindaco in piazza contro Alemanno esponente del Pdl? Per molti commentatori, la presenza del primo cittadino di Roma alla manifestazione indetta oggi dagli enti locali contro la manovra si riassume in questa scissione esistenziale. Che però è del tutto falsa, spiega l'interessato. «Nella mia posizione - spiega - c'è autenticità e buonafede, io cerco non lo scontro ma il dialogo con il governo per trovare una soluzione».

Sindaco, oggi in piazza contro il governo?

"No, la nostra protesta non è contro nessuno ma propositiva e costruttiva. L'Anci e le Regioni non sono partiti politici, ma organizzazioni di rappresentanza di istanze istituzionali. Il loro ruolo - e la nostra intenzione - è di fare un accordo con il governo, non di sfasciare la manovra. Dico di più, è importante che il governo si mostri più reattivo nei confronti delle nostre ragionevoli sollecitazioni proprio per stanare, invece, quelli che vogliono rendere questo confronto strumentale in chiave anti-governativa."

C'è questo atteggiamento di ascolto che sollecitate?

"Da parte di alcuni certamente sì. Maroni e Letta sono sicuramente quelli che hanno dimostrato più interesse. Anche perché il ministero degli Interni è l'istituzione preposta a confrontarsi con gli enti locali."

Ma queste sollecitazioni a ripensare, ad esempio, i tagli agli enti locali non arrivano fuori tempo massimo?

"No. Era indispensabile per il Paese che la manovra fosse approvata per evitare ulteriori speculazioni finanziarie. Aver fatto questa elementare considerazione, peraltro in linea con quanto sollecitato dal Capo dello Stato, mi è valso da parte de il Riformista l'appellativo di "Gianni Bifronte". Questo dimostra l'autenticità e la buonafede della mia posizione, che cerca non lo scontro ma il dialogo con il governo per trovare una soluzione."

Ma la manovra ieri è passata senza modifiche…

"Ma con l'approvazione di un ordine del giorno molto chiaro e forte presentato dai partiti della maggioranza, e in particolare dall'onorevole Saltamartini, che chiede l'istituzione di una commissione paritetica che riveda daccapo tutti i temi economici e istituzionali che riguardano il rapporto tra enti locali, Regioni e il governo. Gli effetti più negativi della manovra entreranno in vigore dal primo gennaio prossimo, quindi abbiamo tutto il tempo di rettificare gli interventi sugli enti locali affinché la politica dei tagli non provochi effetti dannosi per gli interessi dei cittadini sul territorio.

La stampa ha preferito rappresentare la sua come una posizione di contrasto…

"Credo di aver invece fatto un favore al centrodestra, dando la giusta rappresentazione del problema e offrendo una soluzione nell'ambito delle normali relazioni istituzionali. Ritengo che sia necessario mettere sull'avviso l'esecutivo rispetto agli effetti gravi e indesiderati che si produrranno nei rapporti con i cittadini."

Cioè?

"Se il governo fa tagli diretti sul welfare ha la diretta percezione degli effetti che ne derivano, ma se opera tagli a Comuni e Regioni spesso non si rende conto dell'impatto sociale devastante di questa riduzione di spesa. Se ci dimezzano i fondi per il trasporto pubblico locale, il risultato è quello di mandare in default aziende come l'Atac, oppure di applicare tariffe che non sono socialmente accettabili. Se ci bloccano gli investimenti per evitare di sforare il patto di stabilità, l'effetto è quello di bloccare risorse già disponibili per gli investimenti sul territorio (43 miliardi di euro su tutti i comuni, di cui 10 già disponibili) e quindi di dare un altro colpo alla già debolissima crescita del Paese. Questo significa anche bloccare i pagamenti per avanzamento lavori alle imprese, congelare i cantieri già aperti e così via…"

E quindi che proponeva di fare nella manovra?

"Credo che dopo l'aumento dell'Iva, sia imprescindibile una tassazione sui grandi patrimoni e un aumento dell'età pensionabile. Già nel 2001 io proponevo l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie che soltanto quest'anno è stato introdotto, perché chi lavora e fa impresa non può essere tassato più di chi ha rendite o patrimoni improduttivi. Questo è non solo iniquo, ma al contrario una logica di sviluppo economico.. "

E le pensioni?

"Chiaramente l'età pensionabile va rivista. I limiti attuali sono anacronistici e non rispecchiano la realtà sociale dei nostri tempi. Espellere una donna di sessant'anni dal mondo del lavoro non è una tutela, è una vessazione."

Ma in qualche modo sarà necessario ridurre anche i costi degli enti locali…

"Ma questo si può fare in altro modo, senza creare dissesti. Alleggerire la struttura si può: sfoltendo e riducendo la stratificazione di strutture che si è generata dalla nascita delle regioni in poi, ma anche riducendo la quantità di enti previdenziali e presenze statali sul territorio. In altri termini via le province, che devono diventare solo enti di secondo grado rappresentative dei comuni, e meno uffici territoriali degli enti statali. Altro che uffici di rappresentanza di Ministeri al Nord…."

C'è anche il nodo delle municipalizzate…

"Che vanno sicuramente liberalizzate, ma se si fa come previsto nella manovra saremmo costretti a una svendita. Questa manovra deve essere l'occasione per infrangere le resistenze lobbistiche che hanno impedito nei decenni il cambiamento, anteponendo la difesa di rendite di posizione all'interesse collettivo. Bisogna scuotere la Lega, che è stata all'inizio il motore del federalismo e oggi sembra invece farsi portavoce del ritorno al centralismo. Non possiamo perdere questa occasione anche per restituire un ruolo al Pdl, che deve essere quello di stimolare un rilancio dell'azione di governo, aprendo un confronto sull'agenda delle riforme con tutti coloro che ci stanno, nella maggioranza di governo e nell'opposizione."

Lei si fa promotore di questa proposta con Alfano?

"La fondazione e i circoli della Nuova Italia si riuniranno dal 23 al 25 a Roma per elaborare, assieme agli interlocutori politici e istituzionali, una serie di proposte rivolte al Pdl e al Governo. Il primo incontro pubblico sarà tra me, Gasparri e Angelino Alfano, proprio sul Pdl come partito di partecipazione. Ma ci confronteremo anche con Casini e Vendola per dimostrare la diversità dei valori che c'è tra i vari schieramenti politici. È solo così che si supera l'antipolitica: bisogna restituire alla Politica la sua vera capacità di rappresentare valori e idee alternative senza per questo sottrarsi al confronto e alla ricerca costruttiva del Bene comune."

Marcello De Angelis da "il Secolo d'Italia" , 15/09/2011

domenica 11 settembre 2011

11 Settembre. Dieci anni dopo l'occidente è il nemico di sè stesso.

di Marcello Veneziani


Dieci anni fa finiva il mondo. Era una gior­nata qualunque, non s'avvertiva aria d'apo­calisse ma di fine estate. E invece finiva il mondo. La svolta millena­ria che temevamo da bambini per il Duemila arrivò l'anno dopo. E ar­rivò come una fiction, in tv, e noi increduli a vedere e capire se era davvero un film di genere apocalit­tico o la realtà nuda e cruda. Poi ci convincemmo che non era la fine del mondo ma era finita la fine del­­la storia, proclamata un decennio prima; la storia ricominciava, alla grande. Islam contro Occidente. Terza Guerra Mondiale diffusa. Non più est contro ovest ma sud contro nord, non più comunismo ma fanatismo para-religioso, non più scontro di superpotenze ma focolai di guerra e terrore disseminati nel mondo. Avvertimmo l'11 settembre come l'inizio di una nuova sanguinosa storia mondiale, il campanello d'allarme di una chiamata globale alle armi. E invece no, continuarono guerre e guerrette, conflitti locali, qualche attentato, ma la guerra mondiale non venne. Da allora ricominciò l'età dell'insicurezza, ma la mobilitazione totale fu un falso allarme.

E adesso cosa resta di quell'11 settembre, che bilancio ci lasciò a ripensarlo dopo dieci anni? Per cominciare non fu uno scontro di civiltà, la civiltà islamica d'oriente contro la civiltà cristiana d'occidente. E non lo fu dall'inizio. Se i fanatici dell'Islam avessero voluto dichiarare guerra alla civiltà cristiana avrebbero colpito la Basilica di San Pietro o - per prendere due piccioni con una fava - la cattedrale di New York, non un santuario della finanza e della tecnica, un simbolo della potenza americana e occidentale, le Due Torri. I fanatici volevano colpire la supremazia occidentale, il materialismo d'Occidente, l'irreligione e la superbia occidentali, non la fede e la civiltà cristiana.

Poi sarebbe facile e anche veritiero evocare quell'evento come l'aggressione dei fanatici ad una civiltà liberale fondata sui diritti dell'uomo, sul rispetto della vita e della libertà e sul ripudio della violenza e della guerra. Ma è una mezza verità. L'altra metà fu che l'Occidente si era imbarcato in una sciagurata guerra nel Golfo, con propaggini afghane e mediorientali, che fu giustificata da nobili principi, mossa da interessi geo-economici e commerciali e condotta con brutali violazioni e palesi cecità: bombe sui civili e su luoghi antichi e sacri di civiltà, stragi, errori strategici e militari a ripetizione, violazione di tradizioni e usi altrui, sanzioni ed embargo su medicinali e cibi a popolazioni inermi. La guerra a Saddam resta a mio parere, e so di non esprimere la linea del Giornale di allora e di adesso, una guerra sbagliata, atrocemente sbagliata. Mi riconobbi allora e mi riconosco ancora adesso nelle parole del Papa e non mi accodai allora e né mi accodo adesso alle utopie autolesioniste del pacifismo.
Va poi detto che la guerra tra Islam e Occidente, non solo non coinvolse né tutto l'Islam né tutto l'Occidente, ma giovò alla fine solo ai Terzi: da quella guerra semifredda con l'Islam non uscì infatti rafforzata né la supremazia americana e occidentale e nemmeno dall'altra parte la forza dell'Islam; ma crebbe il ruolo di Soggetti Terzi, come la Cina o l'India. Tra i due litiganti, i terzi godettero e godono ancora. La tensione mondiale, la ridefinizione dei ruoli, non favorì nemmeno lo sviluppo di una Forza Europea. Crebbe il Mercato Europeo, con la sua Moneta, non la sua forza politica, strategica e militare. Il suo ruolo restò secondario e privo di unità.

Anche dopo l'11 settembre i pericoli maggiori che corre l'Occidente non provengono da nemici esterni ma dalla stanchezza dell'Occidente stesso, il consumismo esasperato, le speculazioni in borsa, l'economia irreale, i suoi squilibri sociali, la perdita di riferimenti superiori e di legami sociali, la corruzione interna e il nichilismo. L'occidente continua a farsi del male da solo, e continua ad essere il Nemico principale di se stesso.

Ripensando a quell'11 settembre vorrei dire infine un paio di cose. I cosiddetti kamikaze non avevano nulla a che fare con gli eroi giapponesi, colpivano in modo feroce obbiettivi civili, seminavano e ancora seminano terrore tra la gente inerme e innocente. Emerse tuttavia la vulnerabilità della Tecnica e del Guscio occidentale: isolati fanatici con minime armi possono infliggere catastrofi a superpotenze mondiali, mandare in cortocircuito interi sistemi difensivi. Un uomo disposto a morire è più forte di un Apparato così potente e sofisticato. Tragica e beffarda rivincita dell'Umano contro la Tecnica proprio sul terreno del Disumano.
Invece i pompieri di New York scrissero una pagina mirabile di coraggio, amor patrio, dedizione e solidarietà. Invidiai l'orgoglio americano, mi sentì anch'io, nel dolore e nell'orrore, americano, nonostante tutte le mie riserve storiche, geopolitiche e culturali sull'americanizzazione del mondo.

Ma restano ancora ombre misteriose su quell'11 settembre. Diffido dei complottismi fantasiosi e ancor più dei negazionismi dissennati, ma resta oscuro l'attentato al Pentagono, l'abbattimento di aerei civili, insieme ad altre cose. Possiamo però dire che quell'allerta è oggi in larga parte rientrato. Se neanche l'uccisione di bin Laden ha prodotto reazioni e ritorsioni vuol dire che quel pericolo forse è passato o rientra tra altri, possibili motivi di insicurezza.
Uso il forse perché gli anniversari hanno sempre qualcosa di inquietante e qualcuno starà pensando di accendere o spegnere pericolose candeline.

(tratto dal Giornale)

martedì 6 settembre 2011

Musica fino alle 4. Varese finalmente torna a misura di giovane!

In discoteca fino alle 4 del mattino. Adesso si può fare purché si rispettino alcune regole. Ovvero dalle 3 si smetta di bere e il volume della musica, dalle 3.30 in poi, vada progressivamente diminuendo. Inoltre, i gestori dei locali dovranno garantire pulizia e decoro delle strade adiacenti e vigilare che gli avventori non sostino schiamazzando. Lo ha comunicato, con un'ordinanza il Comune di Varese. Si tratta di una sperimentazione, precisa l'amministrazione comunale, che è partita il primo settembre di quest'anno e che si concluderà il 31 maggio 2012. .
Insomma, il concetto è: se tutto fila liscio e i ragazzi sapranno usare bene l'opportunità che viene loro data, questa sarà la nuova regola, altrimenti si torna al vecchio. Il provvedimento nasce da una reale esigenza: soddisfare la voglia di divertimento dei giovani che altrimenti sono costretti a spostarsi, soprattutto nel fine settimana, con conseguente incremento del traffico stradale e del rischio di incidenti. Ed ecco, in sintesi, il contenuto del provvedimento: L’orario di chiusura viene posticipato alle 4 del mattino per gli esercizi pubblici che svolgono in modo prevalente l’attività di pubblico spettacolo e intrattenimento, congiuntamente alla attività di somministrazione di alimenti e bevande, discoteche, sale da ballo, sale d’ascolto, locali notturni, locali multiuso, auditorium e impiantisportivi; il volume della musica dovrà essere progressivamente diminuito dalle ore 3.30 fino al completo spegnimento degli impianti di emissione sonora alle ore 3.45; i gestori dei locali dovranno adottare ogni utile accorgimento atto ad evitare la propagazione di rumori fastidiosi al di fuori dei locali e fare impiego di personale idoneo al fine di evitare assembramenti e/o stazionamento di persone all’esterno dei locali gestiti, in special modo all’orario di chiusura sensibilizzando gli avventori a non causare rumori e disturbi di ogni genere alla quiete pubblica; i gestori dei locali dovranno mantenere le aree esterne immediatamente adiacenti ai locali, private e pubbliche, in condizioni di assoluto decoro e pulizia sensibilizzando, a tal fine, la propria clientela; i gestori non dovranno consentire l’ingresso nei propri locali dopo le ore 3 del mattino; è vietato ai gestori dei locali di vendere e somministrare bevande alcoliche e superalcoliche agli avventori a far tempo dalle ore 3 e fino all’orario di chiusura dell’esercizio e devono assicurarsi che all’uscita del locale sia possibile effettuare in maniera volontaria da parte dei clienti una rilevazione del tasso alcolemico ed esporre, infine, all’entrata e all’interno dei locali apposite tabelle. Sebbene le regole da osservare possano sembrare tante e dettagliate, ragionandoci sopra, si può notare che sono semplicemente regole di buon senso. Chiunque sia stato a ballare in Svizzera, Germania, Olanda ecc, avrà notato come fuori dai locali non si vedano cocci di vetro, non si vedano ragazzi o ragazze che barcollano ubriachi, come i buttafuori alla minima trasgressione non si facciano problemi a "accompagnare alla porta" il trasgressore. "Questo regolamento va nella giusta direzione per disciplinare i ragazzi varesini, nonchè per tutelare tutti coloro che vogliono veramente divertirsi, (che sono la maggioranza), e che troppo spesso sono penalizzati dalla mancanza di rispetto di chi infrange le regole - dichiara Leslie Mulas, presidente della Giovane Italia di Varese - Varese da adesso, potrà tornare ad essere una città un po' più movimentata e questo regolamento stimolerà l'organizzazione di nuovi eventi a Varese" "Sono entrato in comune anche grazie a tanti miei coetanei che mi hanno votato in massa, chiedendomi di fare qualcosa per smuovere le acque per quanto riguardava la vita notturna a Varese - dice Giacomo Cosentino, dirigente della Giovane Italia eletto in consiglio comunale - e, come promesso, il Comune ha deciso di eliminare il precedente regolamento che strozzava la movida varesina. Noi la nostra parte l'abbiamo fatta, adesso confidiamo nella responsabilità dei ragazzi di Varese"

giovedì 1 settembre 2011

"DIRITTO AL FUTURO", Il Governo sostiene i giovani per lavoro, studio e famiglia!

Giovani. Meloni lancia "Diritto al Futuro" per giovani e precari.
Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua hanno presentato in conferenza stampa le iniziative sui fondi di garanzia per l'accesso al credito per gli studenti universitari, per l'accesso al mutuo per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie di precari e per il bonus dedicato a stabilizzare i giovani genitori precari. I fondi sono stati promossi e finanziati dal Ministero della Gioventù nell'ambito del pacchetto di iniziative denominato "Diritto al Futuro".

FONDO PER LO STUDIO - Il ministero ha reso disponibili 19milioni di euro per garantire prestiti agli studenti meritevoli che abbiano bisogno di finanziamenti per proseguire gli studi universitari o per imparare una lingua straniera. I prestiti saranno di un massimo di 5mila euro l'anno cumulabili tra loro fino a un ammontare di 25mila euro e potranno fruirne individui fino a 40 anni.

FONDO PER LA CASA - Saranno 50 i milioni che costituiranno il fondo per le famiglie di giovani lavoratori precari, i quali potranno ottenere un mutuo anche senza le garanzie solitamente richieste dalle banche. Lo stato si fara' garante del 50% della quota capitale su somme non superiori a 200mila euro.
L'intervento e' valido per l'acquisto della prima casa che non dovra' superare i 90 metri quadri.

FONDO GENITORI PRECARI - Per i giovani genitori disoccupati o precari sono stati stanziati 51 milioni di euro per doti di 5mila euro ognuna trasferibili ai datori di lavoro per assunzioni a tempo indeterminato. La gestione delle doti sara' affidata all'Inps, che ha creato a tal proposito una banca dati dove chi ha i requisiti necessari potra' iscriversi con un autocertificazione su inps.it o gioventu'.gov.it.

"Con questo pacchetto di iniziative volevamo fare due cose- ha detto il ministro Meloni- dire ai giovani italiani che le istituzioni non li dimenticano, che la societa' non li dimentica e che, se gettano il cuore oltre l'ostacolo, ci sono strumenti che permettono loro di avere un ritorno sui sacrifici che fanno.
E dall'altra per dire alla societa' che vale la pena investire su questa generazione. Sono ragazzi che affrontano una situazione piu' difficile rispetto a quella che trovarono i loro padri e comunque ricavano uno spazio dignitoso in questa societa'".

Per saperne di più sulle iniziative e conoscere nel dettaglio le modalità di accesso ai fondi:

Accesso al mutuo per l'acquisto della prima casa:
http://www.gioventu.gov.it/diritto-al-futuro/diritto-al-futuro-accesso-al-mutuo-per-le-giovani-coppie-con-contratti-atipici.aspx

Bonus dedicato a stabilizzare i giovani genitori precari:
http://www.gioventu.gov.it/diritto-al-futuro/diritto-al-futuro-un-lavoro-stabile-per-i-giovani-genitori-precari.aspx

Accesso al credito per gli studenti universitari:
http://www.gioventu.gov.it/diritto-al-futuro/diritto-al-futuro-un-prestito-garantito-per-gli-studenti-meritevoli.aspx